Angrema
25/08/2003
 
CONFUSIONI
IL SISTEMA ITALIA
PAESE DELLA U.E. ? O PAESE A PARTE ?

Differenze

Le differenze rispetto alla U.E., notate sia dagli Italiani che viaggiano che dagli Europei che arrivano.

Qualcuno comincia a chiedersi perché:

- riusciamo a fare male (o diciamo di voler fare, ma poi ...), noi i più creativi europei, cose che gli altri Paesi della U.E. sanno fare bene;
- ci muoviamo, in alcune città e regioni o settori, in un pantano di imprevisti o scenari grigi;
- qualche imprenditore considera l’interesse di trasferire la propria attività al di fuori delle nostre frontiere;
- a fronte di numerosi problemi sociali, ben conosciuti da tempo, non si propongono soluzioni. Anzi, meglio non parlare dei vecchi problemi, tanto siamo rassegnati !

Le evoluzioni della seconda metà dell’ultimo secolo hanno messo in evidenza:

- la conquista dei palazzi del potere da parte di politicanti del mezzogiorno, avvezzi a negoziare, impadronirsi, negoziare, scambiare, condizionare;
- la diffusione nel dopoguerra di abitudini tradizionali del mezzogiorno nei palazzi del potere (ove i settentrionali, ancora abituati negli anni ‘50 alla correttezza, erano spesso assenti);
- col tempo si diffonde nel milieu politico, poi in quello pubblico, l’idea che la carica pubblica o l’elezione non comporta necessariamente un impegno né grandi obblighi inerenti al proprio ruolo.

Colla istituzione della Comunità Europea, le merci cominciano a passare le frontiere e nei Paesi della U.E. inizia la competizione. Produttori di beni e servizi devono fare fronte ad una competizione più accanita e difficile. In tale quadro economico divenuto complesso, i sistemi di produzione e vendita più efficienti emergono. Fra i Paesi della U.E., l’Italia si distingue per alcuni fattori particolari del suo quadro sociale, che hanno un impatto negativo sulla competitività.

Eccoli:
- l’assenza di volontà e capacità organizzative, la diffusione dell’improvvisazione
(causa ed effetto della confusione in aumento), in un mercato sempre più complesso,
creano difficoltà agli imprenditori.
- la difficoltà frequente di realizzare i programmi pubblici decisi rende incerto il quadro economico e quello pubblico. Si vive nel nuovo secolo sempre di più alla giornata, i programmi pubblici divengono solo indicativi. Le promesse non si possono mantenere. Gli obbiettivi dichiarati si dimenticano.
- diviene troppo raro il valore “responsabilità del proprio operato”. Si diffonde a macchia d’olio il vecchio (ma una volta nascosto) uso di selezionare la classe dirigente per allacci personali. Il merito e l’esperienza, formalmente in auge, divengono in pratica valori dimenticati. L’unica cosa che conta ormai: conoscere un VIP potente.

Non sarebbe meglio dire la verità ? Che siamo una società troppo confusa ? O é un commento esagerato ?

La confusione politica non é la causa dei problemi nazionali. Ma la più chiara espressione di una deriva di società. Qualcosa di simile fu scritto da TIME alla scoperta di tangentopoli.

Risultati

Dopo alcuni decenni di diffusione dei nuovi metodi di gestione del potere, si puo’ osservare frequentemente (é la specificità italiana nella U.E.):

- servizi e opere pubbliche sono troppo spesso gestiti senza impegno né motivazione, visto che la carriera dipende sempre più dagli allacci personali;
- la crescente distanza fra gli obiettivi dichiarati prima delle elezioni e i progressi realmente realizzati;
- la sempre meno chiara esistenza delle responsabilità legate al proprio ruolo.

Nei servizi resi al cittadino la qualità si degrada. Poco male, l’Italiano é flessibile, si abitua a tutto, anche al peggio. La sempre più larga diffusione di metodi approssimativi e fumosi fa apparire nel grigiore sociale incoerenze, promesse dimenticate, obiettivi mancati.

Decenni di espansione di inefficienze e fallimenti, accettati, hanno fatto si che nessuno se ne lamenta più. Rassegnazione balcanica. La diffusione della incertezza e inaffidabilità nel tessuto sociale degrada molti settori e appesantisce molte attività economiche. Le quali talvolta divengono meno competitive, senza che ci sia una gran colpa degli imprenditori.

Forse il fattore prevalente che degrada il sistema Italia. Le diminuite qualità, affidabilità di merci e servizi sono state in molti casi accompagante da un altro tipo di degrado: l’insufficienza di organizzazione, sicurezza, rigore, serietà poteva talvolta essere accettata senza contraccolpi dalla società quando esistevano frontiere e dogane (prima degli anni ’90). Coll’istituzione del mercato europeo la competitività, che é divenuta un must, perde colpi in alcuni settori della nostra economia, per via delle inefficienze. Maggiori le difficoltà di alcuni imprenditori di affrontare il mercato globale, essendo da sempre abituati a sistemi di lavoro e organizzazione ormai fuori dei tempi. Ove invece i loro competitori al di là delle frontiere basano la loro competitività anche su serietà, rigore e capacità organizzative di alto livello.

Se nel mercato nazionale degli anni ’60 una mediocre (o mancante) organizzazione poteva essere accettata, nel complicato villaggio globale di questo secolo si rischia di perdere competitività ogni giorno.

Sarà ora di iniziare la riflessione nazionale ? Anche per evitare che lo stivale, che già scricchiola, si stacchi dalle Alpi per navigare verso il Nordafrica o il Sudamerica.

Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr

Il sottoscritto é disponibile per una presentazione delle cause ab ovo dei guai italiani.



24/08/2003
 
ITALIA NEL PALLONE
Parigi, agosto
L’ITALIA NEL PALLONE
(MA MERITIAMO DI MEGLIO ?)


Decisioni importanti prese dal governo, quelle in campo calcistico. O almeno relative al più importante sport del Paese.

Qualche osservatore ha trovato cio’ una stranezza. Io, che vivo in Francia da molti anni, mi meraviglio un po’ meno. Anche se so che una cosa simile puo’ succedere solo in Italia, non credo potrebbe accadere nel resto della U.E.

I motivi di questa, come anche di altre anormalità italiane (anormalità listate nell’allegato “La Barca va”) mi sembrano:

-la degradazione degli ultimi lustri dei comportamenti e della cultura italiana sta portando il Paese in un vicolo cieco;
- non siamo più capaci (né governi di destra, concentrati sul passato giudiziario del Berlusca, né governi di sinistra né di centro) di gestire un Paese ad un livello tipico medio della U.E. Le nostre gestioni sono piuttosto ad un livello da repubblica bananiera;
- i nostri comportamenti (eccenzion fatta per quelli di tanti emigrati) sono divenuti di tipo sudamericano. Si intuisce quale potrà essere il nostro futuro.
- la popolarità e la priorità data al calcio in Italia non si trova, mi sembra, in altri Paesi della U.E.;
- il fatto che il nostro premier spinga per una soluzione calcistica a livello governativo é probabilmente legato al fatto che Berlusca si aspetta un guadagno in popolarità da una decisione calcistica. Egli non si aspetta invece una perdita di popolarità dal fatto di non preoccuparsi di far funzionare le ruote arruginite del sistema Italia ad un livello europeo (eppure durante la campagna elettorale aveva promesso di modernizzare). C’é chi é capace di volare alto e chi vola basso per abitudine, forse per le lunghe frequentazioni televisive.

Mi domando che futuro potrà avere un Paese:

- il cui governo é capace di risolvere problemi calcistici, ma non tenta neanche di far funzionare i meccanismi dello stato ad un livello europeo;
- i cui elettori valutano la condotta del premier dai risultati calcistici (ipotesi avanzata dalla stampa ma anche dallo stesso Berlusca) piuttosto che dalla sua capacità di diminuire il numero di sistemi e servizi nazionali inefficienti.

La risposta la lascio al lettore.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

Allegato:. La Barca va (chiedere al sottoscritto)

23/08/2003
 
I SOGNI DI UN EMIGRATO

LETTERE DALLA EUROPA

DAI SOGNI DI UN EMIGRATO


Da circa venti anni vivo a Parigi e un paio di volte l’anno torno a Roma per rivedere parenti e amici. L’ultimo viaggio era col treno Palatino. Dodici ore in vagone letto, si cena il treno, ci si addormenta e ci si risveglia in Toscana. Un modo certo più piacevole delle due ore in aereo, senza confort, cui vanno aggiunti trasferimenti e attese in aeroporto.

Addormentandomi a circa 200 km da Parigi, sono andato indietro nel tempo ed ho ripercorso velocemente gli ultimi venti anni in Francia, facendo un bilancio sommario della mia emigrazione, dei suoi motivi e delle mie attese, di quando lasciai Roma per Parigi. Penso, stirandomi nel letto del W.L.: in tutti questi anni, ogni soggiorno di una settimana o due a Roma mi dava due tipi di sensazioni. Vedevo le differenze di Roma rispetto a Parigi (in peggio sotto parecchi punti di vista); i cambiamenti dell’ultimo anno in Italia, che mi saltavano all’occhio, sotto molti aspetti; anche nei comportamenti degli italiani......

Penso, che comodo questo letto W.L............ Quest’ultimo ritorno a Roma mi offre effettivamente molte sensazioni piacevoli, molte visioni nuove. Tutto sembra cambiato (in meglio): cio’ che vedo io stesso, cio’ che leggo sui giornali e vedo in Tv, quello che gli amici mi raccontano.... Sorprendente, che belle novità !

Al mio recapito romano c’é la lettera di un’amica (data del giorno precedente); mi comunica che il figlio neo-laureato, a pochi mesi dalla laurea, ha trovato il lavoro che sognava, da solo, senza presentazioni. Lei stessa, essendo il marito appena andato in pensione, ha trovato e comprato rapidamente una casa in un’altra città, ove voleva trasferirsi. Per le piccole modifiche necessarie, i lavori sono in corso e saranno puntualmente consegnati dalla ditta in capo ad un mese.

Le notizie che trovo a Roma, le esperienze che faccio, sono magnifiche. Riesco a sbrigare una vecchia pratica al comune, multa e condono, in mezz’ora e senza problemi. Vado a trovare mio nipote, infortunato, ricoverato d’urgenza nell’ottimo Poclinico, operato e assistito in maniera perfetta. Partecipo ad una riunuione di condominio (ho ancora una casa a Roma), svoltasi con perfetta organizzazione e vedo discussi, ed efficacemente risolti, quattro dei cinque punti all’ordine del giorno. Inoltre, chieste telefonicamente all’ufficio imposte notizie su un rimborso Irpef che attendo, mi sento rispondere con gentilezza e rapidità. Si scusano per il ritardo, dovuto all’informatizzazione dell’archivio. Il rimborso, dicono, sarà accreditato sul mio conto entro otto giorni.

Discutendo con amici, vengo a sapere che sindacati ed aziende hanno adottato la forma di collaborazione-partecipazione già esistente in Germania da decenni. Risultato: la parola sciopero non é più d’uso da qualche anno nei servizi pubblici !

Ma allora cosa é successo ? Ma é tutto come a Parigi ! I servizi funzionano. Quello che ti spetta lo hai, non serve la “maniglia”, non c’é perdita di tempo.

Mi prende una stretta al cuore.... perché ho lasciato Roma, se si vive altrettanto bene che a Parigi ? Un sussulto...una frenata più forte. Un altoparlante: “Civitavecchia...per Roma, terzo binario.”

Sono sveglio, guardo l’ora, alzo la tendina, riconosco la stazione. Era solo un sogno !...Mi sembrava un po’ strano...Una vita cosi facile a Roma ?

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

PERCHE EMIGRAI AL NORD


Uno dei tanti, anch’io emigrai, nell’82. Viaggiando in tutta Europa (dal ’70), avevo notato due cose:
- che nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi (non conosco infatti Spagna e Grecia) é possibile una qualità di vita non riscontrabile facilemente a Roma (già nel ’82);
- che negli stessi Paesi la ricerca del lavoro ed il successo nello stesso, sono slegati da conoscenze e referenti (in un Paese ove tutto (o quasi) é come dovrebbe essere, non serve il referente).

Cercai lavoro a Londra. Lo trovai a Parigi. In un un contesto tecnico europeo (satelliti).

Le piacevoli sorprese. In Francia cio’ che é promesso dalla costituzione o dalle leggi, viene effettivamente servito al cittadino. Con correttezza, tempismo e serietà. I funzionarii dello stato, oltre a dargli i servizi che vuole, con la qualità che vorrebbe, lo rispettano. Le pendenze cogli uffici statali o locali si regolano spesso per posta, anche se si tratta di denaro. Oh, sorpresa ! Lo stato é capace di rispondere ad una lettera, e con termini comprensibili ! La stessa cosa vale per i rapporti privati. Anche li, alle lettere si risponde, in generale.

Quando ebbi l’ardire, io straniero, di spiegare al presidente Chirac che, usando una buona pedagogia (come in Italia) é possibile evitare il gran numero di echecs scolastici (é il problema nazionale), ricevetti dopo alcune settimane il ringraziamento del capo di gabinetto di Chirac.

Perché menzionare le lettere ? Perché sono solo un segno della correttezza. Che si ritrova non solo in Francia, ma in Belgio, Olanda, Danimarca, etc. Se in un Paese tutto (o quasi) é corretto, se dipendenti pubblici e privati lavorano collo stesso impegno, responsabilità, ordine, riflessione, programmazione, serietà, etc., non sorprende che tutto funzioni. Non sorprende che lo stato sia una macchina ove anche il più insignificante funzionario usa la gocciolina d’olio per ingrassare il meccanismo. Tante goccioline d’olio fanno un patto sociale efficace. Vivendo vent’anni fuori, ho visto il nostro patto sociale evolvere. Troppo rapidamente, mi diviene ormai difficile identificarne i componenti (veri nella realtà, non quelli scritti).

Siamo ormai nel contesto del villaggio globale da anni. Puo’ competere, esportare, avere successo l’azienda capace di ottenere un’efficienza a livello europeo. Gli altri imprenditori resistono per un po’. O si trovano una nicchia. Ma rischiano di non vender più. Efficienza, rapporto tra risultati ottenuti e risorse spese per ottenerli. Facile a dire, difficile a realizzare. Anche da noi.

Perché l’efficienza presuppone:
- che le attività siano programmate, organizzate, ben condotte, da persone competenti e responsabili;
- che ogni conclusione o affermazione pubblica o in azienda sia basata su analisi, paragoni, riflessioni.

Se in un Paese il far carriera nel pubblico, prendere piccoli e grandi poteri dipende sempre più dal referente e sempre meno dall’impegno, si crea il terreno per l’inefficienza. Se le inefficienze di piccoli e grandi poteri sono mantenute coi denti e l’omertà, c’é il rischio che il numero di inefficienze si moltiplichi. Fino a far cambiar volto ad una società. Se una società continua a cambiar volto, sempre nella stessa direzione, per vent’anni, il rischio di divenire il fanalino di coda del treno Europa aumenta.

E la competitività di un’economia, che dipende anche dal funzionamento delle infrastutture, se queste ultime arrancano, rischia di degradarsi.

Mentre viaggiavo ho cercato, per cinque anni, la risposta alla domanda: perché gli Italiani, i più dotati in Europa in termini di creatività, capacità meccaniche, iniziative commerciali, che sono ammirati quando lavorano all’estero; in casa non sanno gestire efficacemente grosse e medie strutture ? La risposta trovata, molto concisa: siamo i migliori, singolarmente presi. Ma, per essere sicuri di dar buoni risultati, é meglio che lavoriamo in un altro Paese. Dove c’é qualcuno che ci ricorda, ci impone, l’esistenza di certi valori. Cioé di un patto sociale che funzioni. Mi chiedo se questa constatazione sia un po’ collegata alle tante emigrazioni italiane.

Antonio Greco

ANGREMA@wanadoo.fr




18/08/2003
 
DIVENIRE UN PAESE AVANZATO ?
LETTERA DALLA EUROPA

E POSSIBILE, CON DETERMINAZIONE, IMPEGNO E UN NUOVO PATTO SOCIALE

Gli imprenditori italiani vorrebbero un’economia più competitiva per poter sfruttare a pieno le nostre grandi capacità creative.

Competitività significa aumentare la qualità del prodotto o servizio e abbassare il costo unitario dello stesso. Se gli sprechi sono diffusi, le inefficence accettate, la competitività rischia di abbassarsi al livello di quella sudamericana. Ma, ……………

Se volessimo portarci al livello dei Paesi avanzati della U.E.;
Se volessimo, efficacemente, creare sviluppo, lavoro, competitività;
Se volessimo un giorno essere considerati affidabili in Europa, sia a livello commerciale che in ambito diplomatico;
Se volessimo, cioé, uscire dalla attuale situazione;
Se volessimo recuperare la stima internazionale che l’economia italiana aveva negli anni ’60-’70 (non son sicuro delle date),

La strada credo ci sarebbe, ma é lunga. LE TAPPE CHE MI SEMBRANO NECESSARIE:

- una riflessione per individuare le fondamenta di un patto sociale che permetta lo sviluppo (esso già esiste nei Paesi avanzati della U.E.) (1). Ad essa parteciperebbero emigrati in Paesi avanzati.
- paragone fra le società dei Paesi della U.E.(1) e la attuale società italiana;
- individuazione di enti e categorie interessate a migliorare seriamente la società, le quali potrebbero prendere l’iniziativa di promuovere una società avanzata e competitiva ;
- il programma, sarebbe preparato dagli enti interessati (probabilmente associazioni di imprenditori) e dovrebbe essere proposto e pubblicizzato solo dopo la definizione organica delle sue fasi di sviluppo, risorse e collaborazioni necessarie;
- la collaborazione del ministero del lavoro e di quello dell’istruzione dovrebbe essere garantita ;
- alcune voci sembrano vitali per un programma efficace: meritocrazia e innalzamento, ovunque, del livello di guardia dei comportamenti accettabili;
- uno strumento per la promozione dei comportamenti europei dovrebbe essere creato e strutturato. Dopo la guerra, l’organizzazione dei comitati civici, gestita da una persona determinata, fu in grado di sventare il rischio che la cortina di ferro includesse l’Italia. Una struttura simile, molta determinazione e impegno, saranno necessarii per spiegare al Paese le due alternative possibili:

a) restiamo come siamo, la competitività continua a diminuire; non creiamo lavoro; l’emigrazione si rafforzerà, il rischio di sottosviluppo aumenterà;
b) o assumiamo comportamenti europei (vedi allegato) in tutti i settori della vita civile, riformiamo il sistema di selezione della classe dirigente, premiando solo la responsabilità e la capacità; i cittadini impareranno a collaborare con continuità e senso del sociale.
Una possibile decisione di rinnovare il Paese comporterebbe una seria scelta dei modi e delle persone che gestirebbero la campagna di promozione dei nuovi comportamenti.
--------------------
(1) Mi riferisco ai Paesi della U.E., eccetto la Spagna e la Grecia che non conosco.

Ricordiamo che i nostri progenitori affrontarono per anni i plotoni di esecuzione, le carceri, l’esercito austriaco. L’impegno che sarebbe richiesto a noi sarebbe più semplice: determinazione e capacità di combattere lo scettiscismo con la speranza.

CAMBIARE LA POLITICA. La politica esprime la società. Alla fine del centrosinistra, TIME pubblico questa valutazione : « Gli Italiani credono di essere stati governati da una truppa di imbroglioni e corrotti. Si sbagliano. La classe politica che ha governato l’Italia é la migliore espressione della loro attuale società. »

Non sarà facile rinnnovare la classe politica, per renderla simile a quella di Paesi ove non é tentato né accettato di andare al potere per proteggere i proprii interessi o quelli del proprio clan. Ma c’é una possibilità. Fare come in Francia, creare un’associazione ben organizzata e impegnata, la quale pretenderebbe cambiamenti, trasformazioni, serietà (distruggendo anche i poteri di clans e parrocchie), battaglie contro gli interessi privati in atti d’ufficio.

Creare un’associazione, con i mezzi di comunicazione che tutti usiamo, é oggi un gioco da ragazzi. Le carte da gioco sarebbero: capacità organizzativa, speranza (volontà di concorrere a condizionare il proprio futuro), determinazione, sensibilità. Per battere lo scettiscismo, figlio della furbizia, in cui l’Italia rischia di annegare. Vedo altri piccoli tentativi associativi, ma non mi sembrano ancora strutturati per funzionare.

LE SOCIETA NEI PAESI DELLA U.E.

Le società della U.E. (ma non conosco Spagna e Grecia) hanno fondato il loro patto sociale sui seguenti valori: responsabilità, correttezza, onestà, trasparenza, organizzazione razionale delle attività, collaborazione del cittadino al miglioramento della società, del Paese tutto. In pratica : se un cittadino fa qualcosa contro l’interesse della società, egli sarà ubriaco oppure sarà indicato a dito (talvolta denunciato) come colpevole. Il termine organizzazione in genere sottintende: preferire la riflessione alle reazioni istintive (cioé organizzazione del pensiero), organizzazione dettagliata delle fasi di un’attività, prima di iniziarla.

Peyrefitte chiama queste società “Sociétés de confiance”. Non credo che, oggi, la nostra società si possa classificare tale. Domani, .......... chissà.

In una società simile :

- le reazione degli enti (anche statali) e delle persone sono: prevedibili, tempiste, affidabili, corrette, non comportano grandi delusioni;
- le strutture statali danno al cittadino : la sicurezza di vedere applicati i suoi diritti, il supporto alle sue necessità (servizi sociali);
- la responsabilità, l’organizzazione, la programmazione razionale sono valori primarii;
- un esempio di serietà : si risponde sempre alle lettere, salvo rare eccezioni ;
- le emergenze o i malfunzionamenti sono fatti eccezionali. La regola é : programmare in anticipo le trasformazioni, ben riflettute, razionalmente organizzate ed affidate a gestori affidabili e impegnati;
- lo sviluppo dell’economia é possibile, mancano le strozzature, cui allude Ciampi (vedi la lettera “I Colli di Bottiglia”);
- i rappresentanti governativi sono qualificati, affidabili, preparano gli atteggiamenti con anticipo, analisi razionali, riflessioni, consultazioni;
- si rispettano le orecchie altrui: in un’assemblea (e.g.condominio, parlamento) non si apre bocca se non si conosce bene l’argomento.

In una società bloccata (la nostra é semibloccata in più settori, informarsi alla Confindustria):

- le reazioni di enti e persone possono essere improbabili o evanescenti, talvolta scorrette o sprezzanti;
- il cittadino troppo spesso non riesce a veder realizzati i suoi diritti, proposti dalle leggi ma non garantiti;
- le scadenze e l’affidabilità degli imprenditori possono essere casuali (un commercainte parigino mi dice « non compro più italiano, i prodotti sono inaffidabili »;
- i rappresentanti governativi italiani sono squalificati all’estero perché adattano le loro rezioni alla giornata e alle situazioni (non hanno programmi seriamente riflettuti);
- nella vita sociale le sopraffazioni rischiano di essere frequenti e impunite.


La mia opinione: le società bloccate sono sempre perdenti nel villaggio globale.


Allegato 1

COMPORTAMENTI DIFFUSI NEGLI ALTRI PAESI DELL’U.E

( LE SOCIETA DELLA FIDUCIA )


Nell’Unione Europea sono diffusissimi, e giudicati normali, i seguenti comportamenti, che sono la base del Patto Sociale de Paese (1):

- estrema chiarezza, anche nell’espressione scritta;
- estrema chiarezza dei proprii diritti in ambito sociale, i quali sono normalmente
realizzati, in pratica, dall’apparato statale, nei riguardi di tutti;
- forte determinazione, individuale e collettiva, nel portare a termine le azioni di cui si é
responsabile;
- onestà estrema, nei principi e nell’applicazione pratica, nei rapporti con la società;
- imperativo di non profittare della propria carica/ruolo sociale nel proprio interesse
personale;
- esigenza, da parte di ogni cittadino, che i servizi resi dallo stato siano di ottimo livello, o
almeno soddisfacenti;
- la responsabilità legata alle proprie funzioni comporta:
- l’obbligo di esercitarle con impegno ed onestà
- la necessità di rendere conto sia di errori che di omissioni e la consapevolezza che gli
errori possono essere puniti o determinare una marginalizzazione dell’interessato;
- onestà e correttezza nel rapportare in pubblico o in privato fatti in cui si é coinvolti;
- rispetto dei diritti altrui e consapevolezza dei limiti dei proprii diritti (generalmente ben
conosciuti, senza l’aiuto di « esperti »).


Un tratto molto comune nel tessuto sociale dei Paesi dell’U.E. é la selezione per merito, e non per allacci personali, in tutti gli ambiti sociali, incluso il pubblico. La qual cosa determina l’interesse ad essere corretti ed efficienti, per migliorare il proprio ruolo/introiti da lavoro.

A. Greco
______________________________________________
(1) Queste osservazioni riguardano tutti i Paesi dell’U.E., eccetto la Grecia e la Spagna, che
non conosco abbastanza

-----------------

Cosa disse Goete, alla fine del 18/mo secolo, nel « Viaggio in Italia ». Consiglio’ di visitarla, per vedere opere d’arte meravigliose. Ma raccomando’ ......... di tenere la mano sulla tasca, « perché nel Paese ci sono troppi furbi ». Forse, se tornasse, ne troverebbe oggi anche di più, vista le recente degradazione.
Potremmo dire, io penso, che LA FURBIZIA DIFFUSA FRENA LO SVILUPPO.

A questo punto citerei Peyrefitte, storico delle economie: “non c’é sviluppo e sottosviluppo, ci sono invece comportamenti che frenano e altri che promuovono lo sviluppo. Essi sono diversamente distribuiti in ogni popolo e cultura.”

Vorrei citare una frase di Bossuet. Essa mi sembra applicabile a quei VIPs che si lamentano di qualcosa che non va, ma si fermano li. “Dio ride degli uomini che si lamentano di eventi, le cui cause essi stessi promuovono con perseveranza.”

-^-^-^-^-^-^-

NOTE.
Attendo reazioni, sul mio e-mail, alla proposta su abbozzata.

Chi é interessato a leggere un saggio pubblicato su un sito, un po’ sullo stesso argomento, me ne chieda le coordinate.

ANGREMA@wanadoo.fr

15/08/2003
 
ALLEGATI AL "DEGRADO"


LETTERE DALLA EUROPA ALLEGATO


LA DIVARICAZIONE SOCIALE CON L’EUROPA


La degradazione del sistema Italia, tanto evidente nel confronto cogli altri Paesi dell’U.E., appare a molti inspiegabile. Agli osservatori dall’estero essa appare una ovvia fatalità.

Non é facile fare una lista dei fattori che la determinano, né chiarire i legami tra cause ed effetti, in un modo chiaro e realistico. Anche perché i varii fattori negativi della vita sociale italiana, la quale é perdente in Europa, interagiscono l’uno sull’altro in modo evolutivo. Si puo’ pero’ stilare un quadro realistico dei legami fra i diversi fattori esistenti, il quale permetta di:

- identificare i tratti più importanti della divaricazione Italia-Europa;
- capire se il disastro sociale italiano (e le sue conseguenze economiche) continuerà o potrà arretrare.

La degenerazione italiana della seconda metà del ‘900 é stata apparentemente accelerata dai seguenti fattori, esistenti nel quadro generale europeo:

- la liberalizzazione dei mercati ha portato alla necessità di essere concorrenziali, cioé efficienti;
- il livello di competitività di merci e servizi, provenienti dai diversi Paesi della U.E., é apparso in molti casi essere notevolmente diverso.

Le persone in grado di risalire alle ragioni primarie delle differenze di competitività tra settori simili di Paesi diversi sono in numero molto limitato, sia perché pochi conoscono un determinato ambiente lavorativo in Paesi diversi, sia perché una valutazione oggettiva e realistica delle differenze richiederebbe molti approfondimenti di dettaglio sulle economie a confronto.

Le cause maggiori che influiscono sulle differenze nella competitività in Paesi diversi della U.E.(ma anche fra l’Italia del Nord e il meridione) sono essenzialmente:

- conoscenze tecniche/operative;
- tradizioni produttive e livello di formazione dei quadri;
- potenziali di creatività e di flessibiltà nelle evoluzioni delle economie;
- eventuale influenza inibitrice di comportamenti/ambienti arretrati.
- gestioni nazionali e locali dei servizi e delle strutture di supporto alla economia.

A loro volta, tali fattori sono legati ad un quadro culturale e comportamentale, che é ovviamente diverso nei varii Paesi. Cultura, comportamento e formazione sono la piattaforma di base su cui si costruisce l’ economia di un Paese. Alain Peyrefitte, rinomato sociologo francese, dice nella sua analisi storica “La Società della Fiducia”: “ Non c’è lo sviluppo e il sottosviluppo. Ci sono dei meccanismi mentali, generatori o inibitori di sviluppo, inegualmente presenti in ogni società della nostra epoca”.

Se facciamo il confronto fra l’Italia e gli altri Paesi della U.E., latini e non, le conclusioni sono deludenti per l’Italia. Cerchiamo di capirne i motivi.

I comportamenti diffusi e il quadro sociale degli altri Paesi della U.E. sono essenzialmente basati sui seguenti valori: serietà, correttezza, responsabilità, eguaglianza dei diritti dei cittadini, selezione per merito (dettagli in allegato 1). La situazione sociale italiana di fine secolo è invece frutto di passate deficienze, caratteristiche del nostro Paese, e di recenti degradazioni. Di fatto la qualità e l’efficienza del sistema sociale italiano é ben lontano da quello medio europeo.

Il mondo economico sia europeo che mondiale è in rapida evoluzione, non solo come tipo e qualità dei prodotti, ma anche come complessità dei quadri operativi di molti settori. L’aumento di complessità per molte attività economiche agisce da discriminante, nel senso di privilegiare nei risultati i sistemi e i Paesi ben strutturati e organizzati, ma anche nel colpire duramente le entità e i Paesi che difettano di affidabilità e organizzazione, e sono invece abituati a improvvisare.

L’Italia é forse l’unico Paese della U.E. in cui si sono troppo diffusi negli ultimi lustri, sia nelle attività economiche che nella vita pubblica, i seguenti comportamenti:

- poco interesse per la ricerca degli elementi reali ed obiettivi che identificano un problema;
- diffusione nelle attività economiche della comprensione intuitiva e personale e di interpretazioni personali, spesso preferite allo inquadramento delle attività in un programma chiaro, organico e strutturato;
- abitudine a privilegiare, nella vita sociale come nel lavoro, lo scenario apparente rispetto alla realtà oggettiva (costume comune a tanti Paesi latini);
- improvvisazione e approssimazione.

A causa delle abitudini suddette, nella vita sociale italiana esiste una grossa pecca. La mancanza di una organizzazione adeguata alle circostanze, di chiarezza e di precisione sufficienti, fa si’ che l’associazione in un’attività di un gran numero d’Italiani comporta molto spesso:

- la mancata chiarezza iniziale nella definizione delle condizioni in cui l’ attività va inserita, comporta la insorgenza di zone grige, generatrici di difficoltà;
- inefficienze, ritardi, difficoltà impreviste;
- la mancanza di riflessione razionale e analisi serie porta, ad esempio, in presenza di cattivi risultati, a effettuare cambiamenti radicali piuttosto che individuare l’elemento particolare difettoso da correggere.

L’Italia ha in effetti alcuni primati europei poco invidiabili: numero di giornate di scioperi nazionali; numero di incidenti gravi sul lavoro; incapacità del parlamento e degli organi competenti di organizzare una vita sociale a livello europeo; diffusione della criminalità e dell’omertà nel pubblico e nel privato; crisi della giustizia e di molte strutture e servizi pubblici.

Confronti serii con Paesi avanzati dell’Europa mostrerebbero sicuramente che noi Italiani non sappiamo dominare, gestire e organizzare grosse strutture. Basta una semplice esperienza: assistere ad un’assemblea o a un negoziato fra parti opposte, in un Paese europeo di latitudine più alta. Capiremmo la differenza fra l’organizzaziopne europea e il quadro italiano/sudamericano. E capiremmo l’importanza primaria delle capacità organizzative.

Sappiamo al contrario generalmente primeggiare sugli altri Europei, e siamo percio’ammirati, almeno in due tipi di situazioni:
- ove occorre iniziativa e capacità commerciale;
- quando bisogna creare, inventare.
Ma, per primeggiare, ci é più facile farlo se siamo inseriti in una struttura organizzata da non Italiani. Vedere il successo di tanti Italiani all’estero, e poi scoprire quanti di loro ci avevano provato in Italia, ma non erano riusciti !

Un paragone serio fra l’efficienza di grosse strutture italiane e quella delle corrispondenti in altri Paesi avanzati della U.E. (ad esempio gestioni ministeriali, servizi pubblici, attività e risultati parlamentari) mostrerebbe in filigrana fino a che punto i nostri comportamenti si sono allontanati dall’Europa, per avvicinarsi invece a quelli del Medio Oriente o del Sud-America. La deriva é purtroppo rapida e, vista dall’estero, sembra inarrestabile per un semplice motivo. Non si conoscono sufficientemente le cause maggiori della deriva, né si é iniziata una riflessione seria per analizzarla. Comunque l’Italiano é spesso uso a concentrarsi sul presente, trascurare il futuro e affidarsi alla propria capacità di adattarsi. Anche alle degradazioni.

La maledetta china che percorriamo é molto ripida, e tutta in discesa. Vogliamo cercare, seriamente, le cause della degradazione galoppante ? E discutere la possibilità di correzioni ?



Antonio Greco
(consulente europeo)
ANGREMA@wanadoo.fr


Parigi, luglio 03

DEFINIZIONE DELL’ITALIANO DI INIZIO SECOLO

L’Italiano dell’inizio XXI secolo é l’unico europeo:

- che accetta di vivere nella confusione e nell’incertezza come condizione normale di vita;
- che adatta la sua attività di lavoro agli interessi personali o di clan;
- che ha spesso un doppio ruolo nella vita sociale, quello che formalmente dovrebbe svolgere e quello che, senza troppo rumore, gli conviene inventarsi;
- che ha talmente abbassato il livello di guardia dei comportamenti accettabili, che accetta senza commenti qualsiasi comportamento dagli altri. In compenso puo’ permettersi qualsiasi azione, anche scorretta, di sua scelta.

Nella vita sociale il secondo ruolo (interessi privati o di clan) diventa per molti preponderante. Una conseguenza: nei media e nella vita sociale lo schierarsi, lo accusarsi, il reagire contro un’altro schieramento, é divenuta un’attività prioritaria. Come ai tempi di guelfi e ghibellini. In politica e sui media si dedica tanta energia agli schieramenti, che la risoluzione dei problemi di tutti i giorni sembra quasi divenuta un’attività secondaria (é il più deteriore dei caratteri latini, da terzo mondo).

L’Italiano si é adattato negli ultimi anni a vivere spesso alla giornata, non per sua colpa, ma per via delle incertezze e confusioni della vita sociale. Non ha più un grande interesse per il futuro del Paese e per le evoluzioni sociali in corso. Privilegia i fatti proprii. Non si meraviglia affatto se, in ambito sociale, gli obiettivi raggiunti o mancati sono diversi dalle primitive dichiarazioni di intenzioni. Cio’ che capita abbastanza spesso, non sorprende più.

La impossibilità di vedere tutti i proprii diritti realizzati é divenuta recentemente per lui un’abitudine accettata, con rassegnazione balcanica. In compenso la sua furbizia e il suo ottimismo (o faciloneria) gli fanno sperare che i suoi diritti di cittadino potranno realizzarsi con l’intervento risolutore del suo referente (chi non ne ha uno puo’ essere perduto).

La sua rassegnazione ad una vita sociale degradata é tanta, che egli non si chiede neanche se negli altri Paesi della U.E. la qualità delle vita é migliore e perché. Non si chiede perché l’Italia é l’unico Paese della U.E. inguaiato, né gli interessa sapere perché. Si lamenta pero’ della chiusura della FIAT (e spera che non ci siano altre chiusure).

Le abitudini di vita sociale, eccezionali per la U.E., stanno scavando un fossato verso gli altri Paesi della U.E più a Nord. Un fossato simile, molto più pronunciato, esiste da tempo tra Nordamerica e America latina. Un’idea semplicistica delle abitudini che si stanno diffondendo é data nello allegato.

Nel Paese non si indaga troppo sui perché, ma vivendo all’estero, ci si chiede: “come potrebbe funzionare l’economia di un Paese, ove i comportamenti indicati nell’allegato (sempre attribuibili agli altri e non a se stesso) si sono tanto diffusi ?”
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ALLEGATO Parigi, gennaio 2000

LETTERA DI UN EMIGRATO
Parigi, maggio 03
EVOLUZIONI DI FINE SECOLO
UN SISTEMA GRIPPATO ?

Le evoluzioni degli ultimi lustri nell’Italia sociale, passate sotto i nostri occhi troppo distrattamente.

Nella vita pubblica degli ultimi venti anni, aumento crescente (per non dire invasione) delle azioni scorrette, fuori dalle regole, talvolta dal buon senso. La scorretezza in aumento: un ottimo quadro per le azioni delittuose, anche esse in aumento. Nei piccoli e nei grossi affari.

In un mutamento rapido del quadro internazionale, dovuto all’inizio del mercato comune europeo, l’economia italiana si trova di fronte a competitori della U.E. che possono valersi di strutture portanti dello stato in genere molto efficienti. Si tratta di Paesi ove cio’ che é pubblico funziona spesso come il privato. Sicurezza, efficienza, organizzazione, affidabilità, serietà, prevedibilità, sono valori comuni nella U.E., almeno a Nord delle Alpi. Gli imprenditori del resto della U.E. non devon far fronte alle preoccupazioni o alle strozzature che sono comuni da noi. Puo’ darsi che la cosa non sia conosciuta dal grande pubblico italiano, ma gli imprenditori che importano ed esportano dovrebbero saperlo. In quasi tutti i Paesi della U.E. le società sono fiumi a corrente larga e stabile. La nostra società é invece un torrente la cui portata ha improvvisi ingorghi, ristagni, straripamenti, inondazioni. Per convincersene, fare un confronto della stampa italiana con quella di altri Paesi U.E. meno confusi.

Oltre all’aumento delle difficoltà italiane ad essere competitivi nel mercato globale, a fine secolo molto si parla di tangentopoli. Un esempio delle difficoltà: la FIAT. Esempi di tangentopoli ? Ne abbiamo a dozzine. Il quadro sommerso di omertà, complicità, criminalità, si espande, diviene spesso e possente, talvolta viene alla luce con sfrontatezza e qualche sorpresa. Infine diviene un carattere usuale, almeno in alcune regioni. Le strozzature (Ciampi dice Colli di Bottiglia) aumentano.

In un quadro internazionale di mercati sempre più complessi e cangianti, la società italiana non solo non impara, nei contatti con altri Paesi, quei valori che sono essenziali per l’efficienza e la competitività: l’organizzazione, la programmazione seria e strutturata, la precisione, la coerenza tra le azioni e i fatti, l’affidabilità di programmi e gestori delle strutture sociali. Anzi, la necessità di superare ostacoli e strozzature, dovuti ad una struttura sociale fatiscente, inaffidabile e inefficiente, spinge sempre più gli imprenditori alla conclusione: “la struttura e la istituzione che dovrebbe assistermi non risponde (é una specialità italiana). Me la cavero’ allora a modo mio, son disposto anche a compromessi per avere cio’ che mi serve o mi spetta”. Sarà costretto a incrementare il sommerso, per non dire la corruzione.

Facile la previsione: se non si fa niente per cambiare, il sistema rischia l’implosione. A causa di troppe strozzature, che sono frequenti da noi e rare o non esistenti in altri Paesi. A causa soprattutto di sistemi sociali diversi in altri Paesi, aventi efficienze molto diverse.

Quando il sistema diverrà troppo degradato, per mancanza di interventi correttori, saranno in molti a chiedersi: perchè tutto o quasi tutto non va? Rispondere a tale domanda é facile e complesso allo stesso tempo. Lo puo’ fare un emigrato in un Paese avanzato.

Motivi primarii della perdita di competitività. A inizio secolo, nel mercato globale, é imprescindibile adottare valori che sono comuni in altri Paesi e che permettono una vita civile molto più semplice che in Italia. Tali valori, che esistevano in Italia, anche se non in misura sufficiente, si sono poi rarefatti, sembrano spariti dalla società di alcune regioni, a causa della nostra recente degradazione. Eccoli: l’organizzazione, la programmazione, la chiarezza della espressione orale e scritta (da preferire alle scelte intuitive), la logica, l’eguaglianza reale dei diritti dei cittadini, la selezione per merito, il realismo. E poi i valori primari che ne permettono la sopravvivenza: la serietà, la riflessione, la correttezza, la responsabilità, (vedi anche l’Allegato 1). Se avessimo tali valori, riusciremmo ad applicare completamente e pienamente la costituzione e le leggi. Per ora non possiamo arrivare a tanto.

Nello schemino Mazzi e Padrini (che inviero’ su richiesta) sono evidenziate le disastrose conseguenze della mancanza di chiarezza, di riflessione e di organizzazione, che potremmo comprendere sotto il termine “confusionismo”. Il confusionismo, che é italiano, ma non europeo, é la discriminante che distingue il sistema Italia.
Putroppo col confusionismo si puo’ sopravvivere per poco. Si rischia il disastro. Cio’ nonostante, si perde di vista il quadro disastrato e ci si ingolfa spesso nelle fatiche di Sisifo per restare a galla in settori particolari, talora nel fango. Quindi, si perde la vista d’insieme e non si fanno paragoni con altri tipi di società.

Come si é arrivati a questo degrado ? Un tentativo di spiegazione della cronaca recente é dato nei due testi dello Allegato all’altro contributo “Economia Sfiatata”. Le conseguenze ? La qualità della vita ed il nostro livello di competitività sono quello che sono.

Inserire i necessari valori, per un patto sociale che funzioni, in un contesto sociale disastrato é possibile. Cambiando lo scenario, eliminando la promozione dei comportamenti deteriori (situazione attuale) e sostituendolo con la promozione dei comportamenti europei e la vera punizione dei comportamenti scorretti (attualmente abbiamo complicità e misericordia). Il che si puo’ fare solo con decisioni ragionate, dopo riflessioni serie, spiegate e diffuse con insistenza, e adottando molta determinazione. Cioé imponendo il cambiamento dall’alto e affidandolo a persone capaci e affidabili.

Un tale mi dice: la giustizia non funziona. Un altro mi dice le autostrade nel Sud non funzionano. Caio osserva: il fisco non va. Ma nessuno dei tre si é accorto che la ruota Italia si sta grippando ! E come potrebbe essere altrimenti, visti i nostri comportamenti, ormai quasi sudamericani !

CONCLUSIONE. SE AVESSIMO “I VALORI”, LA SOCIETÀ FUNZIONEREBBE IN OGNI ANGOLO. SE LA SOCIETÀ FUNZIONASSE, SAREMMO COMPETITIVI. SE FOSSIMI COMPETITIVI, IN EUROPA CI INVIDIEREBBERO TUTTI. IN NESSUN PAESE EUROPEO, INFATTI, C’É LA NOSTRA CREATIVITÀ. MA TALE CREATIVITÀ, NELLA SOCIETÀ ATTUALE, A CHE SERVE ?

IL RISCHIO PER IL FUTURO. UNA SOCIETÀ SENZA VALORI NON É STABILE, É UNA NAVE CHE VA INCONTRO A TEMPESTE. E CHE RISCHIA PERSINO DI ANDARE A FONDO. SE LA NOSTRA SOCIETÀ AVESSE I VALORI EUROPEI, SAREBBE UNA BARCA SICURA CHE NAVIGA IN ACQUE CHETE.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

P.S.
LE API lavorano vorticosamente dentro l’arnia, senza avvedersi che un alluvione sta spostandola, col terreno, verso un abbisso. Similmente gli Italiani si danno tanto da fare, credendo di lavorare in un sistema normale. E non si accorgono che il terreno rischia di slittare sotto i loro piedi.

SVILUPPO. Non c’é sviluppo e sottosviluppo. Ci sono invece comportamenti che impediscono o favoriscono lo sviluppo. Essi sono inegualmente distribuiti nelle diverse società (Peyrefitte, nel “La societé de confiance”).

Dio ride degli uomini che si lamentano di eventi, le cui cause essi stessi continuano a promuovere con convinzione (Bossuet).

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Allegato 1
UNA FAVOLA (VEROSIMILE )


Successe in tempi molto lontani, nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi.

In Europa alcuni uomini illuminati andarono a caccia di valori. Si dice che fossero di stirpe germanica (alemani o franchi). Qualcuno invece sostiene che fossero degli anglosassoni.

Questi illuminati, dopo lungo cercare, catturarono il valore organizzazione. Incontrandola per la prima volta, le fecero dei tests (sui processi mentali e nella vita di tutti i giorni). Ne apprezzarono i risultati e pensarono di utilizzarla.

La educarono, le misero allora addosso dei bei vestiti, poi un cappello a cilindro, con su la scritta: VALORE PRIMARIO. Poi la mandarono in giro, con la raccomandazione di infilarsi e lasciar traccia in ogni angolo dei Paesi europei.

Si tratta di un valore furbo ed inoltre capace di strategia. Nei suoi lunghi giri, si presento’ dapprima ai capi e direttori, governanti e principi. Fece dei bei discorsi, fu eloquente. Spiego’come il suo uso poteva estendere benefici effetti non solo ad ogni attività ben condotta, ma anche ai processi mentali. Mostro’ l’interesse e la convenienza di chiamarla in causa il più possibile. Predisse che, se un giorno fosse stato creato il villaggio globale, la vita sociale sarebbe divenuta notevolmente complicata, creando cosi la assoluta necessità di organizzarsi.

Una caratteristica dell’organizzazione é il suo spettro molto ampio. La sue grandi capacità strategiche gli permisero di entrare in gioco prima in quei settori e livelli ove poteva avere più influenza. Poi, man mano, scese anche ai bassi livelli.

Nei Paesi ove fu meglio accolta, l’organizzazione fece un buon lavoro. Aiuto’ le culture e i cittadini a lavorare, in modo tale che i risultati di un’attività fossero il più vicini possibile alle previsioni e agli obiettivi iniziali.

Cosa successe in Italia ? Non so, ma ho cercato di informarmi. Qualcuno mi ha detto che, poiché la cultura italiana ha una larga base artistica, era impossibile rendere compatibili organizzazione e arte.
Altri pensano che, vista la diffusione dei comportamenti istintivi in Italia, l’introduzione della organizzazione avrebbe messo a rischio tali modi di fare, cosi tradizionali. Forse, in questo caso, ci sono due verità.

Un’altra versione é che l’organizzazione esiste in Italia. Si tratta di un valore furbo e, come tale, si nasconderebbe ogni volta che teme di soccombere. Si ritroverebbe quindi in anfratti, località segrete, punti ove non rischia di soccombere all’istinto o all’arte. Pare anche che abbia eliminato la scritta dal suo cappello, per non urtare i cittadini.

Ho consultato un paio di professoroni, lunga barba ed esperienza, per sapere come essa funziona. Il primo mi dice che bisognerebbe applicare l’organizzazione ai processi mentali, agli sviluppi del cervello, per avere dei ritorni in efficienza. L’altro invece mi ha detto che cio’ non é possibile, perché in caso di tipologia artistica o istintiva, il cervello andrebbe in corto circuito (nevrosi sembra). Allora egli consiglia di applicare l’organizzazione alle azioni della vita di tutti i giorni. Anche qui, due verità !

Allora ho capito che dovro’, per concludere, fare uno studio approfondito, sto già cercando la bibliografia. Qualcuno mi aiuta ?
Comunque sia, secondo uno studioso, questa situazione incerta determinerebbe nel nostro Paese grossi scostamenti tra gli obiettivi dichiarati all’inizio di alcune attività sociali e i risultati ottenuti alla fine. Non garantisco che sia vero, ma spero di saperlo presto.
Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr



E LA BARCA ITALIA VA, MA FA ACQUA, ACQUA DA TUTTE LE PARTI

L`aria, in Italia, é pesante. Per rendersene conto, stare un anno fuori e poi tornare. Allora si respira pesante, si cammina su terreno fangoso.

E fangosa quella terra ove diventa complessa, difficile, un`azione che nel resto dell’Europa é ovvia, immediata, senza storia. In Italia invece essa puo avere una storia negativa, puo’ effettuarsi solo in tempi lunghi, o con estrema difficoltà, o con l`intervento di un padrino.

E pesante l`aria di quel Paese ove persino persone dotate di qualità eccelse stentano a emergere, a portare a termine le proprie iniziative. Ove invece le stesse persone, andando in un altro Paese europeo, di latitudine poco piu alta, emergono senza problemi, hanno successo.

In gennaio ‘98 il procuratore generale segnala che la giustizia italiana non é proprio a livelli europei. Il direttore delle F.S. ha detto poco prima qualcosa di simile delle ferrovie. In luglio ’99 il magistrato capo del pool Mani Pulite denunzia il rischio che una buona metà delle inchieste su tangentopoli cada in prescrizione, in quanto ….”la giustizia non funziona. E spiacevole, aggiunge, poiché sarebbe un segno di impunità”.. Altri responsabili di grosse strutture pubbliche italiane, nel fare paragoni cogli altri Paesi dell’Unione, potrebbero arrivare a conclusioni fallimentari di simile tipo. Non sarebbe sorprendente.

E la barca Italia va, continua a navigare, ma fa acqua da tutte le parti.

Le ultime eclatanti notizie confermano quello che sapevamo: il Paese non funziona. Se uno degli uomini chiave del vecchio centrosinistra si rifugio’ in Tunisia per sfuggire alla giustizia, se un ex-premier é stato indagato per complicità con la mafia, allora non si possono aver dubbi: il sistema Italia ha i piedi d’argilla e rischia il sottosviluppo.

Guardando fuori dalle frontiere, dove ti volti, vedi qualcosa che gli altri sanno fare, e noi no. O meglio, fingiamo di fare la stessa cosa, o proviamo a farla. O diciamo di volerla fare. Ma poi succede che ci fermiamo a metà strada. O che abbiamo un risultato che non é paragonabile a quello ottenuto negli altri Paesi dell’Unione, ma lo é a quello ottenibile in un Paese del Nord-Africa.

I media hanno parlato recentemente di due fra i tanti ospedali in sofferenza. Sigilli al Policlinico di Roma nel ’97, a seguito di un’infezione diffusa. Inoltre le notizie di luglio ’99 dallo stesso ospedale dicono: perquisite dai carabinieri le sale operatorie. Immodizia, ferri arrugginiti, provette sporche. Undici bimbi infettati da un piccolo germe, il quale si é preso il compito (due volte in 24 mesi, o forse erano due germi diversi ?) di mostrare a tutti che il grosso ospedale universitario é sporco e mal gestito. Cosa che chi lavora in esso sa da anni, ma finge di non sapere, per non essere danneggiato da un sistema mafioso che gestisce personale e risorse in base ai proprii interessi.

IL Caldarelli, cuore dolente della sanità partenopea, non va meglio. Per cui la marcia della salute, organizzata da un partito, si chiude davanti ai suoi cancelli. Bindi, ministro della Sanità, dichiara: “…Il problema é comune alle grandi strutture. Al Caldarelli mancano le camere sterili, a Firenze chiudono le sale operatorie del Careggi, a Pesaro muoiono dieci persone. Realtà diverse, accomunate da un’emergenza.” Solo dieci mesi prima lo stesso ministro, con faccia tosta (o per ignoranza ?), aveva sostenuto nel talk-show “Porta a porta” che la Sanità italiana é al livello di quella degli altri Paesi sviluppati d’Europa !…… Ma la serietà dei politici italiani é ormai conosciuta in Europa !

Nel tratto Parigi-Roma dormire in cuccetta puo’ portare a strani confronti. Se il vagone cuccette é francese, il condizionamento é in funzione. Se la carrozza é italiana, una volta su cinque il viaggio (in inverno) sembra fatto in Siberia. In estate sembra fatto in Africa. La differenza: in Francia una carrozza che ne ha bisogno, va in manutenzione. In Italia viaggia. C’é da soprendersi del numero di incindenti ferroviari in Italia ?

Le condizioni di costruzione dell’Eurotunnel (Parigi-Londra) e del passante ferroviario Milano-aeroporto sono state elencate da Radice sul Corriere della Sera. Eurotunnel, 50 km, il passante milanese 10.5 km. Eurotunnel, 380 miliardi/km, il passante 571 miliardi/km. Eurotunnel finito in 7 anni, il passante milanese non finito in 17 anni.

Da La Repubblica (27-1-99), contenente un articolo intitolato Bassa Velocità : « Sui lavori lungo la direttrice Milano-Napoli emerge una realtà sconcertante : uno spaccato di una commedia dell’assurdo, un’inestricabile matassa di contraddizioni ed errori della quale sarà impossibile venire a capo. Cominciando dall’elemento macroscpico dei ritardi e dei rinvii …..tra un progetto bocciato e un cantiere contestato, la data di apertura dell’intera tratta é fissata al 2006. E un gap incolmabile rispetto agli standards degli altri Paesi Europei. »
« L’altro intoppo riguarda invece Napoli. La stazione terminale dei convogli ad alta velocità non sarà quella di Napoli, ma un apposito scalo ad Afragola. Un interscambio, ove i passeggeri dovranno cambiare treno per arrivare a destinazione. » Un modo come un’altro per vanificar’e il riparmio di tempo conseguito ! L’articolo conclude : « Poca Europa in tutto questo».

Panorama,nel novembre 99, tenta di ripôndere alla domanda: “Di chi la colpa del caos dei trasporti ?”con qualche rilevamento. “I tempi medi di realizzazione delle grandi infrastutture restano dalle tre alle cinque volte superiori a quelli europei. Per la direttissima ferroviaria Roma-Firenze ci sono voluti più di 30 anni. Qualsiasi persona di buon senso sa che , per liberare le strade, le merci dovrebbero viaggiarre in mare e su treno. Ma la % di merci trasportatat sui vagoni F.S. rimane inferiore al 15%.”
Le Ferrovie dello Stato hanno ammesso (lettera al Corriere del 1-11-99): “Il quadruplicamento degli assi Nord-Sud e Est-Ovest e il potenziamento dei nodi fondamentali, partiti 20 anni fa, subiscono ritardi a causa delle interrminabili procedure amministrative.”

L’indagine ISTAT sulle università (Il Corriere, 5-11-99) mette in rilievio l’alto tasso di insuccesso che non ha eguali negli altri Paesi evoluti: solo il 40 % degli iscritti raggiunge il traguardo della laurea. Inoltre, nel ’98, l’esercito dei fuori corso nelle università supera l’88 % del totale iscritti.

C’é da chiedersi come mai l’Italia sia in Europa e non in Africa !

Le Poste Italiane hanno da decenni il primato europeo per la lentezza della consegna, per la lunghezza delle code agli sportelli e per l’inaffidabilità dei servizi. Nel luglio ’99 la proposta del ministro Piazza per l’abolizione della coda agli sportelli: un coacervo di buone intenzioni, indice del livello della maturità civile italiana. In un’altro Paese il problema dalla coda si sarebbe risolto senza impegnare il parlamento, in modo più semplice: rilevamento delle cause del problema e realizzazione pratica dei correttivi necessarii ad eliminarlo. In Italia si propone una legge. La commedia dell’arte é italiana !

Sergio Bocca afferma : « Ferrovie e crimininalità. Non passa giorno o settimana senza morti o ammazzati dalla malavita organizzata o senza treni che deragliano e locomotive che s’incendiano….. Al ministro dell’interno va bene che esista una non piccola provincia italiana, la Aspromontana, in cui lo stato in cento anni non ha mai trovato uno dei sequestrati della ‘ndrangheta. ».

Nelle riunioni internazionali ove vengono discussi e definiti gli standards di trasmissione per le telecomunicazioni, o dei collegamenti internazionali, o per la costruzione di apparecchi industriali, i rappresentanti degli altri Paesi dell’Unione Europea proteggono gli interessi delle proporie economie. I rappresentanti italiani raramente ci provano, se lo fanno rischiano brutte figure.

Nel 2002 la sorpresa di Marino, re dei trapianti. Lui , che nel ’92 era il 1° direttore straniero del centro trapianti governativo USA, nel ‘99 diviene direttore dell’ISMETT di Palermo. Nel 03, stanco di combattere per poter lavorare, sbatte la porta e se ne va a dirigere la divisione trapianti a Philadelphia, dicendo: qui in Italia non posso lavorare, son costretto ad andarmene. Un’altro esempio del pantano italiano.

Vale la pena di ricordare che non c’é nessun Paese dell’Unione Europea che sia al livello italiano, cosi basso, in tutti i settori menzionati ? E quali ne sono i motivi ? E come mai nessuno li ricerca e li scopre ? L’intellighentia italiana dorme, o non esiste ?
Se vogliamo andare a fondo e scoprire le cause del sottosviluppo italiano, non c’é alternativa ad un riesame dei nostri comportamenti. Questa lettera dall’Europa é un piccolo contributo preliminare.

Antonio Greco

ANGREMA@wanadoo.fr






 
IL DEGRADO E LE SUE CONSEGUENZE
Parigi, agosto 03

LA SOCIETÀ OGGI.

Le trasformazioni recenti, sono di tre tipi :
- divaricazione dall’Europa;
- evoluzioni negative dei rapporti sociali;
- eliminazione di valori.

Queste tre evoluzioni (indicate in dettaglio negli allegati), sono state rapide negli ultimi venti anni. Il risultato é lo scenario sociale attuale in Italia, cosi riassumibile:

- in alcuni settori della economia gli imprenditori perdono competitività;
- alcuni settori della società cominciano a bloccarsi;
- gli attori sociali divengono spesso inaffidabili, non per propria scelta ma perché operano in in sistema arrugginito, fangoso, senza certezze.

Fra i tanti aspetti della degradazione in corso, qualcuno é qui sotto riportato, a titolo esemplificativo:

- aumento della confusione nei rapporti col sistema pubblico;
- aumentata improbabilità di risolvere problemi, divenuti endemici, nel quadro sociale;
- estensione della corruzione a tuttti i settori, compreso quello del calcio;
- diminuita capacità e motivazione dei gestori del pubblico di rispondere ai bisogni della società e gestire efficacemente le risorse (vedi allegato “E la Barca va”).

Questi diversi aspetti di una realtà che potremmo chiamare “il disarmo dello stivale” indicano la complessità di una società senza un futuro certo. Essi sono legati ad un deragliamento dei valori fondamentali della società.

Tale deragliamento fa si che:
- i peggiori personaggi prendano il potere e lo gesticono prioritariamente nel proprio interesse;
- i cittadini si abituino al peggio ed abbassino la guardia fino al livello del terreno;
- gli stessi, in largo numero, hanno imparato ad occuparsi del “particolare”, rassegnati al degrado dello stivale (il grigio suo futuro non li spinge a rimboccarsi le maniche per ricostruire).

QUALE FUTURO ?

Si nota un’assenza di proposte concrete per europeizzare la società. Se proposte serie ci saranno, esse andrebbero gestite, per non ricadere nella solita inefficienza sociale, con l’aiuto di attori capaci e ben scelti. Che dovrebbero in buona parte provenire dall’esterno del sistema. Il quale é oramai “terzamondizzato”. Soprattutto gli emigrati in Paesi avanzati possono dare contributi validi ed efficaci per:
- definire i cambiamenti urgenti, con l’obiettivo di europeizzare del Paese;
- proporre e gestire gli stessi come si fa in Europa, con efficienza e senza interessi privati.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

P.S. Il sottoscritto puo’ essere contattato se un gruppo di persone serie e determinate vuole proporre un rinnovamento dello stivale (anche per evitare che lo stesso si stacchi dalle Alpi per navigare verso il Sudamerica).

Allegati:
Divaricazione con l’Europa;
Definizione dell’Italiano
Recenti evoluzioni
E la Barca va...

12/08/2003
 
ANCHE IO NE HO ABBASTANZA DI BERLUSCA
CHURCHILL DISSE ....... Parigi, agosto

Ci lamentiamo delle malefatte di Berlusca, giusto. E se ce lo meritassimo ?

Vi scrive chi lascio’ l’Italia nel 82, per andare a cercare una qualità di vita a livello europeo. Dopo osservazioni, confronti, riflessioni (ho girato l’Europa per trenta anni, lavorando in un quadro internazionale), posso testimoniare quanto segue.

Ci sono due tipi di società in U.E.: l’Italia, ove ci sono due categorie di cittadini, quelli che fanno i mazzi e quelli che si fanno mettere nel mazzo. Gli altri Paesi U.E., ove tutti hanno gli stessi diritti (ma non conosco la Grecia e la Spagna).
L’Italia, ove c’é una divaricazione enorme ed accettata) fra la costituzione e le leggi scritte e la applicazione pratica. Gli altri Paesi, ove invece i sacri testi sono applicati sempre, nei confonti di tutti (con pochissime eccezioni).

Perché ? A causa dei nostri comportamenti. Le spiegazioni di dettaglio sono negli articoli e nel saggio citato in allegato. Concisamente: i nostri comportamenti attuali, come sono degradati, non ci permettono né di applicare la costituzione nei confronti di tutti, né di lanciare l’economia. Non a caso la FIAT, che forse é gestita all’italiana,......... Tali argomenti son discussi nelle lettere citate in allegato.

Una citazione. Churcill, che ci conosceva bene (faceva le vacanze in Toscana), disse, lui antifascista: “Mussolini gli sta benissimo agli Italiani”. Dopo Churcill, abbiamo avuto un degrado pazzesco. La mia interpretazione di Ch.: gli Italiani, a causa dei loro comportamenti, sono forse l’unico popolo europeo che riesce in qualche modo a gestirsi, solo con un dittatore. Senza dittatore, colla loro confusione e senza capacità di fissare regole chiare e applicate, sono perduti quando cercano di gestire grandi sistemi.

Chi non ci crede, segua le sedute del parlamento U.K. o francese e faccia le differenze sul modo di discutere, col parlamento italiano. Il modo di discutere, fuori dall’Italia é per raggiungere conclusioni serie. Da noi é per accusarsi a vicenda, trascurando talvolta la verità dei fatti.

Se trovate gli articoli e il saggio citati di interesse, volete diffondere le coordinate, per favore ?

Cordiali saluti. Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr
P.S. Le mie conclusioni sono state raggiunte dopo più di otto anni di inchiesta e riflessione.

Le coordinate Internet del saggio che cerca di rispondere a tante domande saranno fornite a chi me ne farà richiesta.
Per quanto riguarda gli articoli, i primi sono già pubblicati su:
http://angrema.blogspot.com (altri arriveranno);
e anche su: www.accademiaonline.net (le lettere meno recenti si trovano nell’archivio del sito).


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