Angrema
28/09/2004
 
Economie nel Villaggio Globale

21/09/2004
 
EVOLUZI
Parigi, settembre 04

EVOLUZIONI ITALIANE IN U.E.
LETTERA DALLA EUROPA

Da quando é nata la Unione Europea, tante le evoluzioni. Anche in Italia. E tante speranze, anche da noi.

Le evoluzioni in molti paesi della U.E. hanno spesso mirato allo aumento della competitività economica. Esempio: la Francia, all’apertura del mercato europeo, era chiusa, impreparata, arretrata in qualche settore. Ma i Francesi si sono sforzati molto. Con buoni obiettivi, testardaggine e impegno, hanno migliorato molto la loro competitività, anche se hanno conservato alcune grosse tare.

In Italia, secondo il nuovo costume che prende putroppo piede, invece di fare sforzi per migliorare, abbiamo evoluto in modo piuttosto negativo. Le nostre evoluzioni più importanti:

- priorità sempre maggiore alle vicende private(o di clan):
- interesse e impegno sempre minore per obiettivi a carattere civico e nazionale;
- diminuzione accelerata, nella vita pubblica di molte regioni, delle qualità e valori primarii;
- peggioramento accelerato, nella vita pubblica, della soglia dei comportamenti accettabili;
- arrivo al potere di persone sempre meno qualificate e capaci (sempre più concentrate sulle lotte di potere), talvolta selezionate col peggiore dei criterii: la cooptazione per comparaggio.

Tutto cio’ é successo in maniera accelerata, anche a causa di due attributi specifici degli Italiani: la flessibilità e la tolleranza. Il livello di lotta accesa e frequente che ha assunto la vita pubblica é una dimostrazione che la stessa non é proprio a livello europeo.

In un contesto di degradazione della vita pubblica, l’economia non poteva non risentirne. Se la struttura del Paese si é tarlata, l’economia poggia ormai su basi malsicure. L’opposto della competitività.

Riflettiamo sulla degradazione avvenuta ? Ci rassegnamo, o cambiamo ? E cosa occorrerebbe cambiare ?

Gli Italiani sorpresi dall’échec FIAT, ma anche dalla classifica del World Economic Forum. Il quale, in un anno, ci ha spostati dalla 26/a alla 39/a posizione mondiale. La classifica della competitività ci mette poi penultimi nella U.E. Non fa piacere agli imprenditori, ma purtroppo non meraviglia molti emigrati: dall’Europa si vede da anni l’accelerazione negativa del Paese. Eppure sembrerebbe quasi un’assurdità, se osserviamo che Finlandesi e Tedeschi (in ottima posizione nella classifica del WEF) non hanno la creatività italiana !

Il Paese é molto cambiato negli ultimi lustri. Trent’anni ci si illuse, colla Cassa del Mezzogiorno, di far decollare l’economia del Sud. Non ci si riusci, in quanto non ci si occupo’ della cultura ed dei comportamenti meridionali. Oggi direi che il Sud (ritorno del boomerang) sta tentando di colonizzare il Nord, con maggiore successo (se interessa l’argomento, chiedetemi una mia lettera in merito).

Il rischio reale é di divenire il fanalino di coda della U.E. Cioé non esser capaci di creare sviluppo. Almenoché non facciamo cio’ che si fa nei Paesi avanzati in presenza di un problema sociale simile a quello dell’Italia grippata: un’analisi seria, fatta da esperti nelle molteplici materie in gioco. Paragoni con l’Europa. Ma se tali paragoni toccano solo i fattori economici, tralasciando in altri termini le efficienze operative e i comportamenti sociali, non credo si farà molta strada. Bisognerebbe andare al di là, accettare di paragonare metodi e comportamenti con l’Europa. E poi ripristinare vecchi livelli di guardia dei comportamenti accettabili, recentemente schizzati in basso (pur se difficile, un’evoluzione positiva é possibile ed é l’unica soluzione efficace per avvicinarsi al resto della U.E.).

Antonio Greco
(disponibile per una presentazione delle cause dei grippaggi italiani)
ANGREMA@wanadoo.fr



19/09/2004
 
INCIDENTE A BERLUSCA

 
UNA FAVOLA

 
L’ ITALIA E I COLLI DI BOTTIGLIA

11/09/2004
 
TORNARE IN ITALIA ?
Parigi, dicembre 03

TORNARE NEL BEL PAESE ?

Sono appena andato in pensione, dopo ventuno anni di Francia. Durante i quali ho potuto realizzarmi senza trovare ostacoli anormali, senza imprevisti o vischiosità di ambiente. Raggiungimento dei miei obiettivi di lavoro ? Facile, solo con l’impegno. Col quale ho superato la sfida di lavorare in un ambiente europeo, competitivo.

Mio fratello, da Roma, mi chiede: Allora torni ? Gli rispondo: fossi fesso ! Gli spiego poi che, se la qualità di vita a Roma si avvicinasse a quella media europea a nord delle Alpi, sarei pronto a tornare.

Mia figlia mi chiede: Perché, la qualità di vita, spesso in Italia, é differente ?

Risposta: se quarant’anni fa la qualità di vita a Roma era paragonabile a quella delle altre capitali europee, negli ultimi lustri é successo qualcosa.

Livia vuol sapere di più, anche perché si sta laureando. Poi non si contenta di sentire “é successo qualcosa”. Mi assale un dubbio, riusciro’ a spiegarglielo ? Son tante le cose peggiorate, facile fare una lista. Ma come metterle in ordine logico perché una giovane capisse “chi ha provocato cosa, e perché” ?

Il concatenamento delle cause ed effetti credo sia ricostruibile. In generale, anche perché da una regione all’altra, possono esserci state differenze, specie nei tempi.

Alla base, un paio di piccoli tarli da sempre nel nostro DNA. La flessibilità, che avrebbe dovuto essere una buona cosa, almeno per gli esportatori. La preferenza per l’improvvisazione e per le attività iniziate e portate avanti, senza rotture di scatole come organizzazione o chiarezza di divisioni e ruoli. Siamo o non siamo famosi per l’intuito ? Con l’intuito si arriva sempre. E poi c’é più gusto !

E infatti nel dopoguerra ci fu l’esplosione dell’economia italiana, d’altronde, mi risulta, abbastanza ammirata in Europa. Fu un’esplosione facile e piena di successi. Merito della nostra creatività. E poi era un’epoca in cui c’era meno competizione, il ritmo delle attività economiche era meno rapido, il villaggio globale poi non c’era. C’era ancora abbastanza serietà, da permettere lo sviluppo di un Paese.

Nella seconda metà del secolo scorso oratori volenterosi insegnavano nelle piazze la democrazia. Fra loro anche qualche meridionale, uso a gestire famiglie e affari con paternalismo, compari aiutando. La gran parte di quelli che erano arrivati alla fine della guerra e del fascismo, erano entusiasti, avevano voglia di costruire, erano in buona fede. Ma qualche meridionale, infilatosi nei palazzi del potere parlando democrazia, inizio’ a tessere le fila degli affari fra amici, servendosi del sottobosco culturale in agguato.. Furono creati associazioni, industrie del parastato, partiti. File di aspiranti gerarchi del fascio sparirono. Come era già successo altre volte, chi ebbe più fiuto, per meglio scalare le nuove strutture, gonfiò il numero di chi asseriva essere stato dall’altra parte.

Enormi file di “resistenti” si crearono, i quali avrebbero un giorno avuto diritto ad un occhio di riguardo, o come minimo ad una raccomandazione. Era tale il numero, che qualcuno chiese: “ma allora, chi era fascista ?”

Nacque pian piano, guardinga all’inizio, una nuova classe di politici, con nuovi comportamenti, capaci di condizionare, trafficare , intermediare poteri e percentuali, nell’interesse proprio e del proprio clan. Chiamiamolo affari-politismo, commistione di affarismo privato, o di clans, e poteri politici. Sciascia scrisse che “la mentalità mafiosa si estese dalla Sicilia verso il Nord con una velocità di 100 km/anno”. Penso dicesse la verità. I settentrionali in buona parte non si occuparono di quanto avveniva nei palazzi del potere politico. Curarono i loro commerci e potenziarono nuove attività, svilupparono l’industria privata. Inventarono un nuovo tessuto produttivo, con comportamenti circa mittle-europei (allora).

Un giorno, prima della fine secolo, arrivarono il villaggio globale ed il mercato comune. I quali determinarono un’accelerazione dei ritmi delle economie. La mancata cura della chiarezza e di capacità organizzative e di programmazione, tarli inizialmente contenuti e senza apparenti conseguenze, si rivelo’, per l’aumento dei ritmi dell’economia, un boomerang. Le attività economiche che erano male organizzate, entrarono in tilt. Anche a causa del deterioramento dei meccanismi statali e parastatali.

Infatti la selezione degli alti dirigenti, nello stato e nel parastato (questo piuttosto vasto) non avvenne con criteri sempre limpidi. Si diffuse il comparaggio, si formarono clans e confraternite, talvolta di gente della stessa provincia o partito. Si formarono insomma delle cordate. Obiettivo era talvolta impadronirsi di una grossa struttura. Ovviamente con frequenti asserzioni di buone intenzioni.

Poiché i posti politici erano garantiti dal clan, perché impegnarsi ? Si diffuse l’uso della doppia verità. Sulla scena si affiggeva il cartello della propria responsabilità e del proprio ruolo. Nelle stanze chiuse iniziarono i traffici di influenze, negoziati di corridoio. Nacque un esercito di galoppini di collegamento fra i vari palazzi del potere, si mercanteggio’ in angoli bui di stanze segrete voti e prebende. Per scopi privati o di clans, inizio’il condizionamento di partiti, ognuno dei quali alzava una bandiera diversa, ma sempre democratica. Il linguaggio doppio si diffuse poi anche fuori dei palazzi del potere. Oggi esso distingue, per la sua diffusione, il nostro Paese da tanti Paesi avanzati della U.E.

Inizio’ la commistione di contratti pubblici e interessi di partito, talvolta anche di interessi privati. L’estensione a macchia d’olio di negoziati e prebende arrivo’ in tante province. I primi imprenditori ovviamente reagirono alle proposte di percentuali di ritorno nei contratti pubblici. Ma potettero resistere solo per un po’. Poi capirono quale musica bisognava suonare per avere buoni contratti.

La concorrenze di cordate diverse nella ripartizioni di percentuali e prebende, fece distrarre gli alti dirigenti del pubblico dai compiti loro assegnati. Divenne sempre più diffuso l’uso del proprio tempo ed energie per il lavoro in sottofondo piuttosto che per la macchina dello stato.

I cittadini, poiché questo cambiamento di abitudini all’inizio fu lento, prima si meravigliarono, poi si abituarono. Ora sono rassegnati all’inevitabile. Infatti la gestione di tanti ruoli pubblici di alto e medio calibro con fini e visioni di parte si é tanto diffusa. E poi una mano lava l’altra. In pratica si arrivo’ all’assurdo: nessuno é più responsabile, se qualche ruota non gira. Quando si parla di promozioni pero’, si diventa tutti attivi e si inventa l’impegno e l’attivismo. Sceneggiata italiana, quando é ben presentata la si puo’ chiamare commedia dell’Arte. Aveva ragione Goete, il quale scrisse il Viaggio in Italia, in un altro secolo: “Andate in Italia. Ma attenzione. Sono tutti furbi ! La furberia ha distrutto la società. Essa ha ormai un’aspetto molto diverso rispetto a tanti Paesi U.E.: non ci sono né colpevoli né responsabili, per ogni inconveniente. E come potrebbe essere altrimenti, in una società ove tutto é divenuto approssimativo ?

In due parole: in trent’anni son cambiati i comportamenti. Il livello di soglia dei comportamenti accettabili si é abbassato (dall’altezza della fronte a quella delle fogne).

All’inizio del XXI secolo, improvvisamente ci si accorge che l’economia italiana perde colpi, fatica a competere. Io direi, ci penso da qualche annetto: non é eccessivo pretendere la competitività, se il Paese é disastrato, anzi una parte di esso non funziona ? Si puo’ avere competitività in un Paese che arranca ?

A ognuno la sua risposta.

Antonio Greco (consulente in TLC, ex funzionario europeo, Parigi)
ANGREMA@wanadoo.fr

(il sottoscritto é disponibile per una presentazione sulle cause dei guai italiani, davanti a pubblico qualificato e interessato a arrestare il degrado accelerato del sistema Italia)

 
E LA BARCA VA...


E LA BARCA ITALIA VA, MA FA ACQUA, ACQUA DA TUTTE LE PARTI

L`aria, in Italia, é pesante. Per rendersene conto, stare un anno fuori e poi tornare. Allora si respira pesante, si cammina su terreno fangoso.

E fangosa quella terra ove diventa complessa, difficile, un`azione che nel resto dell’Europa é ovvia, immediata, senza storia. In Italia invece essa puo avere una storia negativa, puo’ effettuarsi solo in tempi lunghi, o con estrema difficoltà, o con l`intervento di un padrino.

E pesante l`aria di quel Paese ove persino persone dotate di qualità eccelse stentano a emergere, a portare a termine le proprie iniziative. Ove invece le stesse persone, andando in un altro Paese europeo, di latitudine poco piu alta, emergono senza problemi, hanno successo.

In gennaio ‘98 il procuratore generale segnala che la giustizia italiana non é proprio a livelli europei. Il direttore delle F.S. ha detto poco prima qualcosa di simile delle ferrovie. In luglio ’99 il magistrato capo del pool Mani Pulite denunzia il rischio che una buona metà delle inchieste su tangentopoli cada in prescrizione, in quanto ….”la giustizia non funziona. E spiacevole, aggiunge, poiché sarebbe un segno di impunità”.. Altri responsabili di grosse strutture pubbliche italiane, nel fare paragoni cogli altri Paesi dell’Unione, potrebbero arrivare a conclusioni fallimentari di simile tipo. Non sarebbe sorprendente.

E la barca Italia va, continua a navigare, ma fa acqua da tutte le parti.

Le ultime eclatanti notizie confermano quello che sapevamo: il Paese non funziona. Se uno degli uomini chiave del vecchio centrosinistra si rifugio’ in Tunisia per sfuggire alla giustizia, se un ex-premier é stato indagato per complicità con la mafia, allora non si possono aver dubbi: il sistema Italia ha i piedi d’argilla e rischia il sottosviluppo.

Guardando fuori dalle frontiere, dove ti volti, vedi qualcosa che gli altri sanno fare, e noi no. O meglio, fingiamo di fare la stessa cosa, o proviamo a farla. O diciamo di volerla fare. Ma poi succede che ci fermiamo a metà strada. O che abbiamo un risultato che non é paragonabile a quello ottenuto negli altri Paesi dell’Unione, ma lo é a quello ottenibile in un Paese del Nord-Africa.

I media hanno parlato recentemente di due fra i tanti ospedali in sofferenza. Sigilli al Policlinico di Roma nel ’97, a seguito di un’infezione diffusa. Inoltre le notizie di luglio ’99 dallo stesso ospedale dicono: perquisite dai carabinieri le sale operatorie. Immodizia, ferri arrugginiti, provette sporche. Undici bimbi infettati da un piccolo germe, il quale si é preso il compito (due volte in 24 mesi, o forse erano due germi diversi ?) di mostrare a tutti che il grosso ospedale universitario é sporco e mal gestito. Cosa che chi lavora in esso sa da anni, ma finge di non sapere, per non essere danneggiato da un sistema mafioso che gestisce personale e risorse in base ai proprii interessi.

IL Caldarelli, cuore dolente della sanità partenopea, non va meglio. Per cui la marcia della salute, organizzata da un partito, si chiude davanti ai suoi cancelli. Bindi, ministro della Sanità, dichiara: “…Il problema é comune alle grandi strutture. Al Caldarelli mancano le camere sterili, a Firenze chiudono le sale operatorie del Careggi, a Pesaro muoiono dieci persone. Realtà diverse, accomunate da un’emergenza.” Solo dieci mesi prima lo stesso ministro, con faccia tosta (o per ignoranza ?), aveva sostenuto nel talk-show “Porta a porta” che la Sanità italiana é al livello di quella degli altri Paesi sviluppati d’Europa !…… Ma la serietà dei politici italiani é ormai conosciuta in Europa !

Nel tratto Parigi-Roma dormire in cuccetta puo’ portare a strani confronti. Se il vagone cuccette é francese, il condizionamento é in funzione. Se la carrozza é italiana, una volta su cinque il viaggio (in inverno) sembra fatto in Siberia. In estate sembra fatto in Africa. La differenza: in Francia una carrozza che ne ha bisogno, va in manutenzione. In Italia viaggia. C’é da soprendersi del numero di incindenti ferroviari in Italia ?

Le condizioni di costruzione dell’Eurotunnel (Parigi-Londra) e del passante ferroviario Milano-aeroporto sono state elencate da Radice sul Corriere della Sera. Eurotunnel, 50 km, il passante milanese 10.5 km. Eurotunnel, 380 miliardi/km, il passante 571 miliardi/km. Eurotunnel finito in 7 anni, il passante milanese non finito in 17 anni.

Da La Repubblica (27-1-99), contenente un articolo intitolato Bassa Velocità : « Sui lavori lungo la direttrice Milano-Napoli emerge una realtà sconcertante : uno spaccato di una commedia dell’assurdo, un’inestricabile matassa di contraddizioni ed errori della quale sarà impossibile venire a capo. Cominciando dall’elemento macroscpico dei ritardi e dei rinvii …..tra un progetto bocciato e un cantiere contestato, la data di apertura dell’intera tratta é fissata al 2006. E un gap incolmabile rispetto agli standards degli altri Paesi Europei. »
« L’altro intoppo riguarda invece Napoli. La stazione terminale dei convogli ad alta velocità non sarà quella di Napoli, ma un apposito scalo ad Afragola. Un interscambio, ove i passeggeri dovranno cambiare treno per arrivare a destinazione. » Un modo come un’altro per vanificar’e il riparmio di tempo conseguito ! L’articolo conclude : « Poca Europa in tutto questo».

Panorama,nel novembre 99, tenta di ripôndere alla domanda: “Di chi la colpa del caos dei trasporti ?”con qualche rilevamento. “I tempi medi di realizzazione delle grandi infrastutture restano dalle tre alle cinque volte superiori a quelli europei. Per la direttissima ferroviaria Roma-Firenze ci sono voluti più di 30 anni. Qualsiasi persona di buon senso sa che , per liberare le strade, le merci dovrebbero viaggiarre in mare e su treno. Ma la % di merci trasportatat sui vagoni F.S. rimane inferiore al 15%.”
Le Ferrovie dello Stato hanno ammesso (lettera al Corriere del 1-11-99): “Il quadruplicamento degli assi Nord-Sud e Est-Ovest e il potenziamento dei nodi fondamentali, partiti 20 anni fa, subiscono ritardi a causa delle interrminabili procedure amministrative.”

L’indagine ISTAT sulle università (Il Corriere, 5-11-99) mette in rilievio l’alto tasso di insuccesso che non ha eguali negli altri Paesi evoluti: solo il 40 % degli iscritti raggiunge il traguardo della laurea. Inoltre, nel ’98, l’esercito dei fuori corso nelle università supera l’88 % del totale iscritti.

C’é da chiedersi come mai l’Italia sia in Europa e non in Africa !

Le Poste Italiane hanno da decenni il primato europeo per la lentezza della consegna, per la lunghezza delle code agli sportelli e per l’inaffidabilità dei servizi. Nel luglio ’99 la proposta del ministro Piazza per l’abolizione della coda agli sportelli: un coacervo di buone intenzioni, indice del livello della maturità civile italiana. In un’altro Paese il problema dalla coda si sarebbe risolto senza impegnare il parlamento, in modo più semplice: rilevamento delle cause del problema e realizzazione pratica dei correttivi necessarii ad eliminarlo. In Italia si propone una legge. La commedia dell’arte é italiana !

Sergio Bocca afferma : « Ferrovie e crimininalità. Non passa giorno o settimana senza morti o ammazzati dalla malavita organizzata o senza treni che deragliano e locomotive che s’incendiano….. Al ministro dell’interno va bene che esista una non piccola provincia italiana, la Aspromontana, in cui lo stato in cento anni non ha mai trovato uno dei sequestrati della ‘ndrangheta. ».

Nelle riunioni internazionali ove vengono discussi e definiti gli standards di trasmissione per le telecomunicazioni, o dei collegamenti internazionali, o per la costruzione di apparecchi industriali, i rappresentanti degli altri Paesi dell’Unione Europea proteggono gli interessi delle proporie economie. I rappresentanti italiani raramente ci provano, se lo fanno rischiano brutte figure.

Nel 2002 la sorpresa di Marino, re dei trapianti. Lui , che nel ’92 era il 1° direttore straniero del centro trapianti governativo USA, nel ‘99 diviene direttore dell’ISMETT di Palermo. Nel 03, stanco di combattere per poter lavorare, sbatte la porta e se ne va a dirigere la divisione trapianti a Philadelphia, dicendo: qui in Italia non posso lavorare, son costretto ad andarmene. Un’altro esempio del pantano italiano.

Vale la pena di ricordare che non c’é nessun Paese dell’Unione Europea che sia al livello italiano, cosi basso, in tutti i settori menzionati ? E quali ne sono i motivi ? E come mai nessuno li ricerca e li scopre ? L’intellighentia italiana dorme, o non esiste ?
Se vogliamo andare a fondo e scoprire le cause del sottosviluppo italiano, non c’é alternativa ad un riesame dei nostri comportamenti. Questa lettera dall’Europa é un piccolo contributo preliminare.

Antonio Greco

ANGREMA@wanadoo.fr




 
Una favola ( verosimile )
Una favola ( verosimile )

Successe in tempi molto lontani, nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi.
In Europa alcuni uomini illuminati andarono a caccia di valori.
Si dice che fossero di stirpe germanica (alemanni o franchi ).
Qualcuno invece sostiene che fossero degli anglosassoni.
Questi illuminati, dopo lungo cercare, catturarono il valore organizzazione.
Incontrandola per la prima volta, le fecero dei tests
(sui processi mentali e nella vita di tutti i giorni).
Ne apprezzarono i risultati e pensarono di utilizzarla.
La educarono, le misero allora addosso dei bei vestiti,
poi un cappello a cilindro, con su la scritta : Valore Primario.
Poi la mandarono in giro,
con la raccomandazione di infilarsi e lasciar traccia in ogni angolo dei Paesi europei.
Si tratta di un valore furbo ed inoltre capace di strategia.
Nei suoi lunghi giri, si presentò dapprima ai capi e direttori, governanti e principi.
Fece dei bei discorsi, fu eloquente.
Spiegò come il suo uso poteva estendere benefici effetti
non solo ad ogni attività ben condotta, ma anche ai processi mentali.
Mostrò l’interesse e la convenienza di chiamarla in causa il più possibile.
Predisse che, se un giorno fosse stato creato il villaggio globale,
la vita sociale sarebbe divenuta notevolmente complicata,
creando cosí la assoluta necessità di organizzarsi.
Una caratteristica dell’organizzazione è il suo spettro molto ampio.
Le sue grandi capacità strategiche le permisero di entrare in gioco
prima in quei settori e livelli ove poteva avere più influenza.
Poi, man mano, scese anche ai bassi livelli.
Nei Paesi ove fu meglio accolta, l’organizzazione fece un buon lavoro :
Aiutò le culture e i cittadini a lavorare, in modo tale che
i risultati di un’attività fossero il più vicini possibile alle previsioni e agli obiettivi iniziali.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Cosa successe in Italia ? Non so, ma ho cercato di informarmi.
Qualcuno mi ha detto che, poiché la cultura italiana ha una larga base artistica,
era impossibile rendere compatibili organizzazione e arte.
Altri pensano che, vista la diffusione dei comportamenti istintivi in Italia,
l’introduzione della organizzazione avrebbe messo a rischio tali modi di fare,
cosi tradizionali. Forse, in questo caso, ci sono due verità.
Un’altra versione è che l’organizzazione esiste in Italia.
Si tratta di un valore furbo e, come tale,
si nasconderebbe ogni volta che teme di soccombere.
Si ritroverebbe quindi in anfratti, località segrete,
punti ove non rischia di soccombere all’istinto o all’arte.
Pare anche che abbia eliminato la scritta dal suo cappello, per non urtare i cittadini.
Ho consultato un paio di professoroni, lunga barba ed esperienza, per sapere come funziona.
Il primo mi dice che bisognerebbe applicare l’organizzazione ai processi mentali,
agli sviluppi del cervello, per avere dei ritorni in efficienza.
L’altro invece mi ha detto che ciò non è possibile, perché in caso
di tipologia artistica o istintiva, il cervello andrebbe in corto circuito ( nevrosi sembra ).
Allora egli consiglia di applicare l’organizzazione alle azioni della vita di tutti i giorni.
Anche qui, due verità !
Allora ho capito che dovrò, per concludere, fare uno studio approfondito,
sto già cercando la bibliografia.
Qualcuno mi aiuta ?
Comunque sia, secondo uno studioso, questa situazione incerta
determinerebbe nel nostro Paese grossi scostamenti
tra gli obiettivi dichiarati all’inizio di alcune attività sociali e i risultati ottenuti alla fine.
Non garantisco che sia vero, ma spero di saperlo presto.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Un Vecchio che aspetta

Un vecchio dalla barba bianca si trova ai confini dello Stivale.
Vestito di bianco trasparente,
sul cappello in vista due grandi parole : Compatibilità, Sviluppo.
Nella sua bisaccia sono accatastati tanti Valori, forse da vendere, forse da mostrare.
Lancia il suo sguardo al di quà delle nostre finestre.
Incuriosito, sembra in attesa.
Ricerca segni e prove della presenza di Valori su un territorio che conosceva bene.
Continua a guardare, con insistenza. Sembra insoddisfatto.
Vede al di là del portale Italia tante facce grige, interdette, dubbiose.
Alcune, instabili, cambiano spesso colore.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Avrà pazienza di aspettare i segnali che cerca, per poi decidere se entrare ?
Per quanto tempo aspetterà ancora ? Speriamo per molto.
Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

P.S. Le persone interessate ad esempi classici, ufficiali, della organizzazione italiana,
possono chiedermeli. Risponderò volentieri.

Un esempio nella U.E. :
I Francesi fanno colazione con pane, burro e organizzazione.
Chi preferisce il croccante, si serve dei wafers alla vaniglia e logica.
Il sistema sanitario francese è forse il migliore d’Europa.
Rapido, razionale, affidabile, alla portata di tutti.
Centinaia di Italiani (pellegrini sanitari) vengono a servirsene
per avere cure di buona qualità.
I malati italiani sono tanti che, in alcuni ospedali parigini,
le infermiere capiscono la nostra lingua.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------


 
Una favola ( verosimile )
Una favola ( verosimile )

Successe in tempi molto lontani, nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi.
In Europa alcuni uomini illuminati andarono a caccia di valori.
Si dice che fossero di stirpe germanica (alemanni o franchi ).
Qualcuno invece sostiene che fossero degli anglosassoni.
Questi illuminati, dopo lungo cercare, catturarono il valore organizzazione.
Incontrandola per la prima volta, le fecero dei tests
(sui processi mentali e nella vita di tutti i giorni).
Ne apprezzarono i risultati e pensarono di utilizzarla.
La educarono, le misero allora addosso dei bei vestiti,
poi un cappello a cilindro, con su la scritta : Valore Primario.
Poi la mandarono in giro,
con la raccomandazione di infilarsi e lasciar traccia in ogni angolo dei Paesi europei.
Si tratta di un valore furbo ed inoltre capace di strategia.
Nei suoi lunghi giri, si presentò dapprima ai capi e direttori, governanti e principi.
Fece dei bei discorsi, fu eloquente.
Spiegò come il suo uso poteva estendere benefici effetti
non solo ad ogni attività ben condotta, ma anche ai processi mentali.
Mostrò l’interesse e la convenienza di chiamarla in causa il più possibile.
Predisse che, se un giorno fosse stato creato il villaggio globale,
la vita sociale sarebbe divenuta notevolmente complicata,
creando cosí la assoluta necessità di organizzarsi.
Una caratteristica dell’organizzazione è il suo spettro molto ampio.
Le sue grandi capacità strategiche le permisero di entrare in gioco
prima in quei settori e livelli ove poteva avere più influenza.
Poi, man mano, scese anche ai bassi livelli.
Nei Paesi ove fu meglio accolta, l’organizzazione fece un buon lavoro :
Aiutò le culture e i cittadini a lavorare, in modo tale che
i risultati di un’attività fossero il più vicini possibile alle previsioni e agli obiettivi iniziali.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Cosa successe in Italia ? Non so, ma ho cercato di informarmi.
Qualcuno mi ha detto che, poiché la cultura italiana ha una larga base artistica,
era impossibile rendere compatibili organizzazione e arte.
Altri pensano che, vista la diffusione dei comportamenti istintivi in Italia,
l’introduzione della organizzazione avrebbe messo a rischio tali modi di fare,
cosi tradizionali. Forse, in questo caso, ci sono due verità.
Un’altra versione è che l’organizzazione esiste in Italia.
Si tratta di un valore furbo e, come tale,
si nasconderebbe ogni volta che teme di soccombere.
Si ritroverebbe quindi in anfratti, località segrete,
punti ove non rischia di soccombere all’istinto o all’arte.
Pare anche che abbia eliminato la scritta dal suo cappello, per non urtare i cittadini.
Ho consultato un paio di professoroni, lunga barba ed esperienza, per sapere come funziona.
Il primo mi dice che bisognerebbe applicare l’organizzazione ai processi mentali,
agli sviluppi del cervello, per avere dei ritorni in efficienza.
L’altro invece mi ha detto che ciò non è possibile, perché in caso
di tipologia artistica o istintiva, il cervello andrebbe in corto circuito ( nevrosi sembra ).
Allora egli consiglia di applicare l’organizzazione alle azioni della vita di tutti i giorni.
Anche qui, due verità !
Allora ho capito che dovrò, per concludere, fare uno studio approfondito,
sto già cercando la bibliografia.
Qualcuno mi aiuta ?
Comunque sia, secondo uno studioso, questa situazione incerta
determinerebbe nel nostro Paese grossi scostamenti
tra gli obiettivi dichiarati all’inizio di alcune attività sociali e i risultati ottenuti alla fine.
Non garantisco che sia vero, ma spero di saperlo presto.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Un Vecchio che aspetta

Un vecchio dalla barba bianca si trova ai confini dello Stivale.
Vestito di bianco trasparente,
sul cappello in vista due grandi parole : Compatibilità, Sviluppo.
Nella sua bisaccia sono accatastati tanti Valori, forse da vendere, forse da mostrare.
Lancia il suo sguardo al di quà delle nostre finestre.
Incuriosito, sembra in attesa.
Ricerca segni e prove della presenza di Valori su un territorio che conosceva bene.
Continua a guardare, con insistenza. Sembra insoddisfatto.
Vede al di là del portale Italia tante facce grige, interdette, dubbiose.
Alcune, instabili, cambiano spesso colore.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Avrà pazienza di aspettare i segnali che cerca, per poi decidere se entrare ?
Per quanto tempo aspetterà ancora ? Speriamo per molto.
Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

P.S. Le persone interessate ad esempi classici, ufficiali, della organizzazione italiana,
possono chiedermeli. Risponderò volentieri.

Un esempio nella U.E. :
I Francesi fanno colazione con pane, burro e organizzazione.
Chi preferisce il croccante, si serve dei wafers alla vaniglia e logica.
Il sistema sanitario francese è forse il migliore d’Europa.
Rapido, razionale, affidabile, alla portata di tutti.
Centinaia di Italiani (pellegrini sanitari) vengono a servirsene
per avere cure di buona qualità.
I malati italiani sono tanti che, in alcuni ospedali parigini,
le infermiere capiscono la nostra lingua.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------


 
FLESSIBILITA E EVOLUZIONI DEL BEL PAESE
FLESSIBILITA E EVOLUZIONI DEL BEL PAESE
(Gli ultimi anni del XX secolo)


Nei secoli, tante invasioni. Gli Italiani furono costretti a cambiare spesso padrone, condizioni di vita, garanzie e diritti. Successe quindi che si adattarono, presero alcuni caratteri, rimasti poi nel DNA. Adattarsi al nuovo padrone, non contrastarlo, evitare conflitti. Gli Italiani di oggi, davanti agli altri Europei, mostrano poca simpatia per la fermezza e la chiarezza.

E per questo che oggi in Europa si riconosce agli Italiani una grande flessibilità. D’altronde,
se non avessimo avuto nel passato lontano spirito di adattamento e flessibiltà, avremmo dovuto avere, per esistere, forza, disciplina ed eserciti paragonabili a quelli degli invasori. Non credo ne abbiamo avuti.

La flessibilità é certo un vantaggio rispetto agli altri europei, in un mercato competitivo, che evolve rapidamente. Purtroppo la nostra grande flessibilità, unita ad una talvolta limitata coerenza, debole spina dorsale, ha avuto anche conseguenze negative. Negli ultimi quaranta anni ci siamo velocemente adattati a nuovi usi e costumi. Le evoluzioni le ho risentite pressappoco cosi.

Anni 60-70. Ancora diffusi i comportamenti abbastanza corretti nella società. La corruzione già esiste, ma non si é ancora diffusa ovunque. Essa é nascosta, ma cerca di espandersi nelle stanze del potere. La facciata del potere é la gestione del Paese e la lotta contro il comunismo. Dietro la facciata, l’affaripolitismo (=commistione di affarismo privato e politica) si diffonde e contribuisce a sostenere partiti politici e relative correnti.

Anni 80-90. La diffusione a macchia d’olio della corruzione e dell’omertà nelle gestioni del potere nazionale, locale e degli enti di stato continua. Alla fine del secolo non ci sono organi istituzionali indenni dall’inquinamento in espansione. Persino la giustizia é colpita. Qualcuno comincia a dubitare che essa sia super-partes.

3. La larga e rapida diffusione, dappertutto, della corruzione, fa cambiare i comportamenti. La gestione frequentemente scorretta del potere per fini di parte é ormai ben conosciuta dal grande pubblico. I comportamenti scorretti o delittuosi non vengono più nascosti. Si confessa pubblicamente che le tangenti servono al partito o alle sue correnti. Ma l’affaripolitismo per arricchimenti personali é ancora nascosto.

Vengono alla luce, sempre più numerosi, i casi di uso del potere per scopi delittuosi. Contemporaneamente, forse a causa della incapacità (o non volontà) della giustizia di perseguire i colpevoli, si diffonde il senso dell’impunità di chi sta al potere. In certi ambienti, essere cooptati dal potere politico comporta l’accettazione dell’affaripolitismo privato. Contemporaneamente diminuisce il numero di cittadini che protestano e si scandalizzano nello scoprire gli usi scorretti del potere.

Appare chiaro che la % di gestori della cosa pubblica o degli enti statali che svolgono realmente il proprio ruolo diminuisce. Si diffonde l’idea che la carica pubblica o l’elezione non comporta necessariamente impegno né grandi obblighi inerenti al proprio ruolo.

La dietrologia, le manovre, i colpi bassi fra clans diversi, divengono comportamenti diffusi. Per i funzionari pubblici di alto calibro gestire l’ente o il servizio di cui si é (nominalmente) responsabile diviene sempre meno importante. Conservare la propria fetta di potere, restare a galla, é la preoccupazione prevalente.

Colla istituzione della Comunità Europea, le merci cominciano a passare le frontiere e nei Paesi della U.E. inizia la competizione. Produttori di beni e servizi devono fare fronte ad una competizione più accanita e difficile. In tale quadro economico divenuto complesso, i sistemi di produzione e vendita più efficienti emergono. Fra i Paesi della U.E., l’Italia si distingue per alcuni fattori particolari del suo quadro sociale, che hanno un impatto sulla competitività.

Eccoli:
- l’assenza di volontà e capacità organizzative, la diffusione dell’improvvisazione
(causa ed effetto della confusione in aumento) in un mercato sempre più complesso
creano difficoltà agli imprenditori.
- la difficoltà di realizzare i programmi pubblici previsti fa cambiare il quadro economico e quello pubblico. Si vive sempre di più alla giornata, i programmi divengono solo indicativi. Le promesse non si possono mantenere. Gli obbiettivi dichiarati si dimenticano.
- sparisce il valore “responsabilità del proprio operato”. Si diffonde a macchia d’olio il vecchio (ma una volta nascosto) uso di selezionare la classe dirigente per allacci personali. Il merito e l’esperienza, formalmente in auge, divengono in pratica valori dimenticati. L’unica cosa che conta ormai: conoscere un VIP potente.

8. In certi settori il numero di persone che si serve di un referente é troppo aumentato. Per cui l’uso di un referente diviene una carta sempre meno sicura. Per effetto di detti cambiamenti di valori, diviene chiaro ad un numero crescente di persone che compiere bene il proprio dovere, in modo corretto, non paga più. In conclusione, l’inaffidabilità, la confusione, regnano ormai sovrane nel sistema Italia. La competitività é sparita o sta sparendo. Gli imprenditori se ne lamentano. Il sistema Italia é ormai grippato in alcuni settori. Qualche imprenditore, nel battersi contro la inefficienza, comincia a capire che spostare la propria attività al Nord o all’Est del Paese é un opzione da considerare come ancora di salvezza.

La FIAT chiude il primo stabilimento. E il primo segno di una catastrofe in arrivo ? Le somiglianze del sistema Italia con i sistemi sociali del Sudamerica aumentano in certi settori. Chissà se un giorno i nostri allacci economici con i Paesi U.E. diminuiranno ? In tal caso ci resterebbe un’opzione: associarci ad un mercato comune del Sudamerica !

Conclusione. E ora di dire la verità. Se restiamo come siamo, se non realizziamo che bisogna cambiare, riconosciamo che siamo un Paese in via di sottosviluppo !

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

LA DECADENZA DEL BEL PAESE
DA TANGENTOPOLI AL....... SOTTOSVILUPPO ?

Comincio’ cosi, dopo la guerra.

La cintura era troppo stretta, bisognava soprattutto mangiare. E occorreva cominciare ad appagare i primi desideri. Il fascio, con le sue strutture, non dettava più legge. Tutti i cittadini si rimboccarono le maniche, e la ricostruzione ando’ avanti. Il Paese poté mangiare, commerciare, produrre e inventare nuovi bisogni. Anche guardando i boys americani. L’industria del mattone trascinò i consumi.

Intanto sulle pedane delle piazze, nuovi oratori insegnavano la democrazia. Fra loro molti meridionali, usi a gestire famiglie e affari con paternalismo, compari aiutando. La gran parte di quelli che erano arrivati alla fine della guerra e del fascismo, erano entusiasti, avevano voglia di costruire, erano in buona fede. Ma alcuni, infilatisi nei palazzi del potere parlando democrazia, iniziarono a tessere le fila degli affari fra amici, servendosi del sottobosco culturale in agguato. Per scopi privati o di clans, iniziarono a condizionare i partiti, ognuno dei quali alzava una bandiera diversa, ma sempre democratica. Iniziarono i traffici di influenze, i negoziati di corridoio, usarono un esercito di galoppini di collegamento fra i vari palazzi del potere, mercanteggiarono in angoli bui di stanze segrete voti e prebende. Furono creati associazioni, sindacati, industrie del parastato. File di aspiranti gerarchi del fascio sparirono. Come era già successo altre volte, chi ebbe più fiuto, per meglio scalare le nuove strutture, gonfiò il numero di chi asseriva essere stato dall’altra parte.
Enormi file di “resistenti” si crearono, i quali avrebbero un giorno avuto diritto ad un occhio di riguardo, o come minimo ad una raccomandazione. Era tale il numero, che qualcuno chiese: “ma allora, chi era fascista ?”

Presero il potere in alcuni ministeri certi politici, con nuovi comportamenti, capaci di condizionare, trafficare , intermediare poteri e percentuali, nell’interesse proprio e del proprio clan.. Chiamiamolo affari-politismo, commistione di affarismo privato, o di clans, e poteri politici. Sciascia scrisse che la mentalità mafiosa si estese dalla Sicilia verso il Nord con una velocità di 100 km/anno. I settentrionali in gran parte non si occuparono di quanto avveniva nei palazzi del potere politico. Curarono i loro commerci e potenziarono nuove attività, svilupparono l’industria privata. Inventarono un nuovo tessuto produttivo, con comportamenti circa mittle-europei.

Intanto si ristrutturarono nuovi poteri pubblici, nazionali e locali, che rilevarono le briglie che erano state dei gerarchi del fascio. Lo stato intervenne nell`economia. Nei nuovi palazzi del potere prevalevano gli uomini di legge, i quali spesso avevano una limitata conoscenza delle realtà sociali, ma una ottima conoscenza delle strutture dello stato. I nuovi politici, nel fare piccole e grandi carriere, diffondevano le loro abitudini, usavano parole democratiche nelle assemblee e stilavano spesso accordi di mutua assistenza. Sulla base di scelte politiche, ma non solo, si formarono in alcuni partiti correnti e clans. Gruppi solidali presero il potere in alcuni partiti che gestivano il Paese. Una volta installati in posizioni di comando, i gruppi di potere intavolarono negoziati con gli imprenditori che producevano ricchezza e beni di produzione. Gli appalti pubblici furono gestiti con metodi sempre più “mediterranei”. Le percentuali di ritorno divennero talvolta criteri di scelta nelle assegnazioni dei contratti importanti. Gli impresarii, in genere gente del Nord, si indignarono, ma poi, da Italiani svegli e adattabili, capirono la musica che si andava diffondendo e impararono a suonarla. All’inizio le grosse tangenti erano l’eccezione, ma in circa un decennio divennero la regola. Tangentopoli sembra nata nei palazzi romani, ma si estese facilmente anche alle più sperdute province.

La incapacità dei piemontesi, dalla fine ‘800, ad educare l’Italia appena formatasi, ad avere comportamenti europei o savoiardi, si rivelo’ alla fine del `900 un boomerang per il Paese. Il quale fu quindi facilmente permeabile, soprattutto durante la ricostruzione, alla corruzione diffusa, da Roma, da alcuni VIPs installatisi nei palazzi romani.

Il livello dell`Italia sociale, a fine secolo, e troppo degradato. Lontano da quello europeo, esso si avvicina a quello sudamericano. Il sottosviluppo é dietro la porta. O é gia arrivato ? Forse ci conviene aprire gli occhi !
Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr



Powered by Blogger