Angrema
27/10/2003
 
GRIGIO ITALIANO


Due notizie a fine 2002. l'Italia, in un anno, é discesa nella classifica del World Economic Forum dalla 26/a alla 39/posizione. Altra notizia, l’indice (europeo) della Libertà Economica: l'Italia é al 14/mo posto, seguita nella classifica solo da Grecia. Da notare che la Spagna é passata, quest'anno, dal 13/mo posto all'8/vo posto.

Spiacevole per chi tiene al proprio posto di lavoro, ma non sorprendente gli Italiani all'estero. In Europa si osserva da anni un'accelarazione negativa del sistema Italia !

Il problema di base. Molti Italiani credono di essere in un Paese normale. Sono abituati (soprattuto nelle strutture pubbliche) alla grandi differenze fra gli obbiettivi dichiarati e i risultati ottenuti. Sopportano anche, come una normalità, le prepotenze di piccoli e grandi VIPs. Non si sorprendono se non riescono a veder realizzati alcuni loro diritti. Si contentano che le leggi affermino che tali diritti esistono. Una situazione simile non esiste nel resto della U.E., almeno a Nord delle Alpi.

Definiamo cosi il sistema Italia:

l’Italia è l’unico Paese della U.E. ove:
- esiste una forbice, che sempre più si allarga, fra i diritti dei cittadini consegnati dalle leggi e la loro applicazione pratica;
- cittadini che vogliono difendere i loro diritti, ci riescono meglio con l’aiuto di un padrino che usando i meccanismi sociali;
- la giustizia troppo raramente è capace di punire i colpevoli;
- l’impunità è spesso garantita a chi infrange la legge, specie se potente. Si é mai pensato al potente effetto di trascinamento, ad ogni infrazione della legge di un potente?

Una grossa differenza rispetto al resto della U.E. è la bassissima efficienza dei servizi pubblici, delle grosse strutture private. Un’altra caratteristica tipica della vita sociale italiana è l’imprevedibilità, la difficoltà e l’inaffidabilità del quadro sociale entro cui operano tanti imprenditori. Per cui è difficile far coincidere i risultati raggiunti con i programmi previsti nelle attività intraprese.

Tale fenomeno è una delle cause della forbice che si allarga fra Italia e U.E.. Infatti nel resto della U.E. la legge è rispettata, diciamo, nel 99 % dei casi, e nello stesso modo. Non ci sono interpretazioni “à la carte”, le quali sono invece possibili quando le leggi stesse sono mal scritte o mal applicate. Nella gran parte dei Paesi U.E. c’è l’abitudine a scrivere testi chiari (non solo le leggi, ma tutto; non solo l’operatore privato ma anche il funzionario pubblico), definiti dopo riflessione, correzioni, analisi, confronti o discussioni serie. Allora ci sarà, di conseguenza, una sola interpretazione. Cio’ non avviene in Italia, divenuto da alcuni anni, ancora di più, il Paese della confusione e del vivere alla giornata.

Da noi, che siamo ben noti come artisti e creatori, troppo spesso si inventa, si tenta, anzi si improvvisa, si pensa “o la va o la spacca”. Risultato: le leggi, i regolamenti, i contatti, gli accordi fra imprenditori hanno troppo spesso una dose di imprecisione, di poco chiaro, da interpretare o lasciar cadere. Inoltre in Italia, ancor più oggi, le responsabilità di quanto si é detto e fatto di scorretto sono ignorate, trascurate. L’impunità sta divenendo la regola. Di conseguenza il cittadino danneggiato e insoddisfatto diviene volentieri evasore, infrange la legge, crea la sua eccezione, opera ai margini della legge o al di fuori di essa, vive di complicità.

In sintesi: nella vita sociale della U.E. il bianco e il nero prevalgono, da noi il grigio è il colore più diffuso. Qualcuno potrebbe chiedersi perché è prevalso in Italia il grigio negli ultimi decenni. Difficile provarlo, ma sono chiari i numerosi componenti che hanno fatto del sistema Italia un’insalata dai variegati toni di grigio.

Nella povera Italia, cosi come si è ridotta negli ultimi due o tre lustri, ove troppe cose sono confuse, ha prevalso una deriva semplice, che si è affermata o è stata imposta con sempre maggior vigore dai politici di alto e medio calibro: il doppio scenario. Un’apparente correttezza sulla scena pubblica ed un affarismo deteriore e scorretto in privato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il sistema Italia sembra essere l’unico sistema nella U.E. che non funziona. I cittadini italiani sono di conseguenza gli unici in U.E. non protetti dalle leggi. Possono comunque consolarsi vantandosi di non essere chiamati in causa e puniti per infrazioni alla legge.

E come potrebbe essere altrimenti in un Paese ove sono praticati e accettati i seguenti principi:

- le classi dirigenti di medio ed alto livello sono selezionate per co-optazione o trattative private;
- l’impunità dei colpevoli è garantita quando essi hanno una fetta di potere.


La domanda che resta da fare è: ci contentiamo di restare in fondo alle classifiche internazionali, o vogliamo riprender quota ? Riflettiamo sulle degradazioni degli anni recenti e vogliamo invertire la tendenza ? O lasciamo correre e neghiamo un futuro ai nostri figli (i quali troveranno un buon lavoro a Londra o Parigi) ?
In quest’ultimo caso diciamo pubblicamente la verità, non facciamo gli struzzi: siamo un Paese in via di sottosviluppo ! Ma se vogliamo invece invertite la tendenza, c’é un solo modo: iniziamo una riflessione realistica e cerchiamo cosa non va. La lista é lunga !

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr



 


 
POSSIBILE LO SVILUPPO IN ITALIA ?
Parigi, luglio 03

IL SUCCO DEL PROBLEMA


Gli Italiani viaggiano, poi scrivono lettere che leggo su diverse rubriche online.

Vedo aumentare il numero di lettere che chiedono:

- una bella cosa, vista in Xlandia, sarebbe possibile vederla in Italia ?
- perché da noi non succede xyz, quando in Ylandia la stessa cosa é facile e piacevole?

Risponderei cosi: il Paese ha avuto negli ultimi anni tante trasformazioni. Ma i fondamenti del sistema Italia sono tali da incoraggiare le trasformazioni negative e scoraggiare quelle positive. L’adattabilità italiana e l’abbassamento del livello di guardia (dei comportamenti accettabili) hanno fatto il resto.

Ho pubblicato un’analisi, dopo lunga inchiesta, riflessione e paragoni con l’Europa. Ed inoltre numerosi articoli che cercano di rispondere alle domande:

- perché cio’ succede solo in Italia, non nel resto della U.E.;
- come potremmo migliorare tale o talaltro risultato ?
- perché l’utopia da noi (cosi definita in una lettera di questa settimana), diventa poi realtà in un altro Paese ?

Le coordinate Internet del saggio che cerca di rispondere a tante domande
saranno fornite a chi me ne farà richiesta. Per quanto riguarda gli articoli, le Lettere dall’Europa sono pubblicate su:

http://angrema.blogspot.com/ (altri arriveranno).
www.accademiaonline.net (le lettere dei mesi precedenti sono nell’archivio del sito)
Si tratta di lettere di Antonio Greco. Il quale ha lavorato in giro per l’ Europa per trenta anni e vive in Francia da venti anni.


Chissà che non si possa iniziare un dibattito costruttivo, in un Paese ove troppa gente si adatta a tutto (anche al peggio) ?

Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr
(disponibile per una presentazione delle cause sociali, non politiche, degli insuccessi italiani)

 
LA FIAT IN REGRESSO. UN SEGNALE PER IL PAESE ?
Lettera dalla Europa


La FIAT ci ha delusi, dipendenti e cittadini. Come sono viste dall’Europa, la FIAT e l’Italia sociale ? Non solo la FIAT, ma l’Italia é in procinto di perdere competitività. Lo disse Romiti, quando era alla FIAT, già alcuni anni fa.

Il potenziale industriale della FIAT non poteva reggere alla competizione europea. Ma anche l’Italia sociale ha difficoltà di avvicinarsi ai livelli di efficienza e affidabilità che sono medi in U.E. Le due cose credo che avvengano forse per gli stessi motivi.

La causa dei nostri guai ? noi stessi, i nostri comportamenti, deviazioni, degradazioni, approssimazioni, ma anche incapacità di guardarci allo specchio, almeno nei momenti di crisi.
Deviazioni e degradazioni degli ultimi venti anni. Siamo forse divenuti il solo Paese della U.E. che non é in grado di condizionare il proprio futuro, né di capire le cause dei proprii mali, né di diminuire il divario galoppante rispetto alle società degli altri Paesi industriali della U.E. In campo sociale, stiamo imparando a vivere alla giornata

Quali abitudini abbiamo solo noi, in Europa ? E non ce ne accorgiamo, colla nostra difficoltà ad essere realisti ?

Solo gli Italiani, in U.E., se riuniti in gran numero, non sanno discutere e concludere in maniera costruttiva.. Ci piace parlare a braccio, senza paletti di riferimento, quali la conoscenza della materia, le valutazioni oggettive, la logica di un ragionamento, il rispetto di tempi e persone. Che si tratti del parlamento o dell’assemblea regionale, il discorso é lo stesso: incapacità troppo frequente di concludere con soluzioni efficaci e realistiche. Incapacità di identificare la realtà del problema, di usare parametri oggettivi di valutazione ed esami rigorosi. Per contro sappiamo accusarci facilmente, scontrarci, scannarci talvolta, scegliendo spesso il bersaglio a destra e sinistra. Dimentichi che l’era delle ideologie é finita, che nella realtà economica odierna si guardano efficienze e risultati. Sappiamo attribuire colpe ed errori, senza il bisogno di valutazioni realistiche. Sappiamo sempre fare, quando non si trova la soluzione, un po di confusione.

Sappiamo fare confuse o vaghe discussioni per giorni, trascurando elementi concreti e serii di valutazione (a differenza di altri Paesi europei), senza arrivare ad una soluzione che risolve, ad una decisione ponzata e pesata, che poi funzioni nella realtà. Perché abbiamo preso l’abitudine di lasciar parlare chiunque. Anche chi, con faccia tosta, non ci capisce e non si é informato, ma sputa lo stesso sentenze.

Perché solo noi siamo scesi cosi in basso? Perché solo noi siamo incapaci di una vita sociale costruttiva, efficace, programmata, organizzata, che programma il futuro, come altri Paesi ?
Credo che alcuni dei motivi sono i seguenti.

Primo. Nel sistema Italia, c’era già all’inizio un tarlo: essere un Paese latino. Chiacchiere, tante. Programmi, pochi. Ma bisogna notare che , trenta anni fa, l’Italia sociale non era cosi in basso.
Secondo. Abbiamo selezionato, e continuiamo a farlo, la classe dirigente per comparaggio.E un sistema che ha fatto si che i peggiori andassero al potere
Terzo. Nella confusione sono spariti vecchi valori: esperienza, merito, serietà, organizzazione, strategie.

Negli ultimi lustri la confusione é aumentata. L’uso di proporre senza troppo sapere si é diffuso. Di conseguenza é divenuto sempre più difficile fare programmi, che siano poi realizzati. Improvvisare, approssimare, é ora moneta corrente.

In un sistema sociale di tale genere, perché dovrei sorprendermi se la FIAT chiude una fabbrica ? Non é solo la Fiat, ma un Paese, che dimostra di non volere o non sapere programmare il proprio futuro. In una buona parte dell’Italia pubblica e sociale, non si é capaci di condizionare la vita dei cittadini se non in termini deludenti e negativi. I motivi per cui il sistema Italia sia competitivo sono sempre più diminuiti, per cantonarsi ormai alle residue nicchie.


Stiamo negando un futuro ai nostri figli. Sembra che l’emigrazione stia riprendendo. Se é vero, essa sarà di quadri dirigenti, non più di manovali come nello scorso secolo.

Se vogliamo svegliarci, una sola é la strada: una valutazione realistica del sistema Italia, confrontato al resto della U.E. Solo paragoni completi e veritieri ci permetteranno di capire cosa manca in Italia. E tali paragoni possono farli gli emigrati nei Paesi avanzati.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

23/10/2003
 
PANTANI DIFFUSI, RUOTE GRIPPATE


Nei Paesi della U.E.. Sviluppi e evoluzioni per migliorare la qualità della vita, per aumentare la produzione di beni e servizi, per aumentare il commercio. I risultati, spesso soddisfacenti, per merito di gestioni adeguate. Fatte da personale adeguato, ben gestito, che ruota attorno ad un fulcro. Un fulcro fatto di una lega tradizionale e moderna allo stesso tempo. Componenti della lega: la serietà, il merito, l’accuratezza e precisione, l’organizzazione, la coerenza, la cura del dettaglio.

Oltre i risultati delle attività, in tali Paesi la vita civile è come dovrebbe essere: senza sorprese, con soddisfazione del cittadino. Il quale ha ciò che le leggi e la costituzione gli promettono. Nei tempi giusti, della qualità giusta, senza molte sorprese. E vero anche che sorprese e insoddisfazioni possono apparire: ogni regola ha infatti le sue eccezioni.

Una società cosi, geograficamente, si trova nei Paesi della U.E.. Peyrefitte, storico delle economie, la definisce “la Società della fiducia”. Sono società senza furbi. O, se qualcuno fa il furbo, lo fa nell’ambito di regole e patti sociali ben definiti e chiari. Risultati: in campo pubblico i risultati ottenuti corrispondono agli obiettivi dichiarati inizialmente. Le intenzioni dichiarate nei rapporti sociali corrispondono realmente a quelle che si hanno in testa: non ci sono doppie verità.

Nei Paesi ove esiste la “società della fiducia” gli imprenditori, l’economia, hanno il sostegno della prevedibilità delle azioni di ogni interlocutore. Il sospetto è merce rara. Lo sviluppo delì’economia è possibile.

C’è pero, nella U.E. un Paese “X “, ove le ruote della società girano in altro modo, con rallentamenti, grippaggi Un Paese speciale dove la vità sociale é infarcita di: difficoltà impreviste, sorprese, intoppi, inciampi, rotture, interventi di referenti o padrini. Talvolta ricatti o somme da pagare in nero, per avere quello che secondo le leggi ci spetta di diritto. Può succedere questo: la classe dirigente è scelta per comparaggio e in base a trattative private. Il dirigente pubblico, normalmente intronato da un VIP della politica, puo’ essere molto attivo. Soprattutto nelle lotte di potere. Trascura talvolta la gestione affidatagli. O si occupa della gestione, ma senza impegno né motivazione. Non ha idee né strategie. Anche perché è occupato a guardarsi le spalle. Se il suo settore è mal gestito, poco male (per lui, che è inamovibile). Dirigenti cosi sono maestri nel traffico delle “enveloppes” ( bustarelle): ma solo se hanno da assegnare un contratto, o dare un’autorizzazione, quindi obbligati a sprecare energie e tempo.

Prima di prendere grosse decisioni tecniche, i politici di tale Paese hanno l’abitudine di rapide consultazioni, per giustificare le scelte da fare. Col proprio clan politico o col proprio referente. Ufficialmente sugli aspetti politici. Ma gli aspetti politici, in quel Paese, non sono chiaramente definiti. La diffusione a tutto il Paese di dirigenti pubblici di tale tipo, conduce ad uno scenario in cui sono frequenti rallentamenti e grippaggi, imprevisti e difficoltà.

L’assenza di motivazione dei funzionari che sono inamovibili peggiora la qualità del lavoro. Quanto alle manovre nell’agone politico invece, l’impegno e la competenza sono adeguati. Chi non si batte infatti per le lotte di potere, rischia di perdere fette di potere.

I gangli e i meccanismi dei lavori e servizi pubblici risentono fortemente dell’assenza di motivazione. Gli insuccessi frequenti parlano chiaro. La capacità di chi si batte per conservare ed aumentare la propria fetta di potere va spesso in parallelo con una grande disposizione al calcolo delle percentuali (di ritorno). Capacità di calcolo mentale, nessun bisogno di prendere la penna.

Uno dei poteri piu potenti in uno scenario di posti garantiti e ruoli inossidabili è quello dei sindacati.. I quali sono capaci di proteggere gli inamovibili. Sempre in un quadro di diritti democratici dei lavoratori. Fra i lavoratori da proteggere sono talora inclusi i lavativi e gli irresponsabili, o gli immotivati. Nati senza motivazione o divenuti tali a seguito della protezione loro assicurata.

Un Paese cosi si può trovare all’interno della U.E.. Quale ? Il lettore sarà forse in grado di individuarlo. E bene però riflettere un istante alle sue prospettive. Che saranno sicuramente molto magre, per via della sua competitività evanescente. Quando i nodi del tessuto sociale divengono troppi, si avrà nello stesso tempo confusione e rischio di bloccaggio del sistema.


Antonio Greco

ANGREMA@wanadoo.fr

Il sottoscritto é disponibile a presentare le ragioni ab ovo per cui il Paese X é diverso dal resto della U.E.

05/10/2003
 
BLACK OUT E ALTRO
Parigi, 5 ottobre 03

BLACK OUT - SOLO IN ITALIA

(UN PAESE USO ALLE EMERGENZE)



Nella U.E., certe cose succedono solo in Italia. Buone ragioni giustificano questa spiacevole affermazione.

Dopo il blackout, leggo sul Corriere:

- “diagnosi sconfortante: il sistema elettrico italiano non é governato” (Gaggi);
- “mancano un progetto, scelte strategiche; al no nucleare non sono seguite soluzioni diverse” (Colombo);
- “basta lentezze, le centrali vanno fatte” (presidente Ciampi);
- “ritardi strutturali enormi, siamo un Paese cicala” (Casini);
- In una lettera al Corriere, un esperto spiega come non si tratti di sottodimensionamento di potenza, ma di distribuzione operativa inadeguata. Un’altra fonte indica che preferiamo importare una certa quanità di energia, anziché produrla, perché in tal caso costerebbe di più. Uno dei punti chiave, il costo.

Le valutazioni che ho letto sul Corriere del 29-9 sono incomplete. Perché non vanno alle origini lontane e alla base comune delle inefficienze italiane diffuse. Cercare i motivi delle inefficienze italiane é cruciale, perché la competitività che vorrebbero i nostri imprenditori non possiamo raggiungerla, a causa delle nostre inefficienze ormai divenute congenite, diffuse in molti settori e molte regioni. E accettate in genere con rassegnazione balcanica.

Quali e quanti sistemi pubblici funzionano male ? Saperlo é importante. Basta leggere l’Allegato “E la Barca va....”, per avere una prima risposta qualitativa. In Italia, praticamente tutto cio’ che é pubblico o privato ma complesso (grandi sistemi), non sappiamo gestirlo, anzi spesso la gestione fa rilevare delle capacità a livelli sudamericani. Motivi principali: i nostri peccati originali (vedere gli Allegati “La favola” e “Colli di Bottiglia”) e le evoluzioni negative della società (Allegato “Evoluzioni”). Siamo divenuti incapaci di gestire un Paese con risultati a livello europeo.

Tutte le inefficienze listate nell’Allegato “E la Barca va....” non sorprendono un emigrato dagli occhi aperti. Il quale anzi puo’ spiegarle dall’esterno e individuarne le origini.

Le inefficienze nazionali estese, il costo più alto quando l’energia é prodotta nel Paese, la incapacità italiana, eccezionale in U.E., di applicare pienamente la costituzione, la incapacità italiana di gestire grossi sistemi, sono probabilmente e soprattutto riconducibili alle stesse origini: i nostri attuali comportamenti.

Negli ultimi decenni molte evoluzioni della società italiana sono state negative (vedi l’Allegato “Recenti evoluzioni”). Ed accelerate. Abbiamo messo al bando quegli strumenti che permettono in altri Paesi lo sviluppo. Li abbiamo sostituiti con nuovi strumenti che, oltre ad ostacolare lo sviluppo, accelerano il degrado. Tutto cio’ é successo per una serie di ragioni concomitanti che sarebbe possibile individuare. Se avessimo una capacità di riflessione, di paragone , di analisi. Tutte cose diventate rare nel Paese ove la caratteristica più comune é la confusione.

Invece ad un emigrato, che vive in un paese serio, che convive con situazioni e parametri normali, é possibile trovare le ragioni di un cosi rapido degrado, specie se la lunghezza della indagine (circa otto anni) e il gran numero di paragoni gli hanno bene aperto gli occhi. Lo ha potuto fare, avendo avuto un’attività in un quadro internazionale ed essendo stato spinto a viaggiare tutta l’Europa per più di venti anni.


Non serve scovare il colpevole nel sistema di distribuzione di energia e fermarsi li. Bisogna andare oltre, capire perché non sappiamo gestire un Paese che, per voler competere, dovrebbe essere moderno non solo nei meccanismi strutturali, ma anche nei comportamenti. Capita invece che, per ritrovare comportamenti simili a quelli italiani di inizio secolo, dobbiamo andare in Sudamerica. Perché in U.E. non se ne trovano di simili (eccezion fatta per Spagna e Grecia che non conosco abbastanza). In Sudamerica troviamo anche un certo livello di sviluppo e un degrado sociale, che é proprio quello cui la nostra società tende ad avviarsi con incoscienza, continuità e leggerezza.


Gli allegati mostrano alcuni aspetti importanti della anormalità italiana nella U.E.. Il quadro sociale in essi dipinto é quello del Paese a inizio secolo, come esso é divenuto a seguito della evoluzioni degli ultimi anni.

Allo scopo di sviare un’opinione diffusa sulle colpe della politica, cito una frase pubblicata da TIME alla scoperta di Tangentopoli: “Gli Italiani scoprono di essere stati governati da una banda di lestofanti, i quali hanno gestito tangentopoli. Non sanno che la gestione del potere politico, invischiato in tangentopoli, é la migliore espressione della mentalità italiana di oggi”.

Quali le prospettive ? Mi sembra ci siano due evoluzioni possibili:

- attiviamo le riflessioni necessarie (all’inizio un piccolo gruppo di esperti, in sede riservata) per individuare cause del degrado e le misure, fin qui trascurate, in grado di fare evolvere il sistema Italia semibloccato in sistema positivo (sono positivi, cioé non bloccano ma supportano l’economia, i sistemi di molti Paesi della U.E.). Poi assicuriamo le leve, le alleanze e le promozioni necessarie ad applicare le misure urgenti. Cio’ implica coraggio e determinazione, abbastanza rari nella rassegnata Italia di oggi. Il trend cambierebbe, dopo un paio d’anni si vedrebbero i primi risultati sull’economia. Negli anni successivi gli impatti sulla competitività sarerbbero forti e positivi;
- non osare iniziative, per cambiare tutto cio’ che é urgente cambiare. Restare cioé colla attuale rassegnazione balcanica a cio’ che non va. Il sistema Italia si allontanerà ancor più dall’Europa. Gli imprenditori vedranno aumentare le proprie difficoltà, il numero dei tonfi “tipo FIAT” rischia di aumentare. Rischiamo, in un decennio, di divenire l’Argentina della U.E.

La mia testimonianza (e quella di altri emigrati in Paesi avanzati) é necessaria per innescare una riflessione che ritengo urgente (inizialmente conducibile da una istituzione indipendente ?), la quale ci permetterebbe di capire in cosa siamo lontani dai Paesi capaci di sviluppo, cosa ci é necessario per essere competitivi. Dopo tale riflessione sarà possibile discutere un programma di europeizzazione del Paese. Una bozza di programma é già inclusa in un saggio che ho pubblicato su Internet.


Sono disponibile per una presentazione delle cause della deriva del Paese, in un quadro europeo.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr



Allegati varii: chiedermeli


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